Il monastero Di Santa Maria Maddalena di San Giovanni Rotondo sorse per volontà dell’arciprete Berardino Galassi. Fu costruito dopo la sua morte, con i proventi della vendita di tutti i suoi beni, ammontanti a circa seimila scudi d’oro, in esecuzione delle disposizioni testamentarie del 12 agosto 1609. Detto arciprete lo dotò anche di una cospicua rendita.
Ospitava suore appartenenti all’ordine delle Clarisse. Le religiose si dedicavano all’educazione delle figlie del ceto civile – particolarmente se appartenevano a famiglie decadute finanziariamente – all’istruzione delle virtù muliebri (leggere, scrivere, cucire, ricamare ed altri lavori), all’insegnamento della buona morale e alla civilizzazione dei costumi.
Le suore accoglievano in convento anche le figliuole infelici del basso ceto, tirate via dalla strada, le provvedevano di vestiario e di ogni sostentamento e le impiegavano come persone di servizio.
Esse soccorrevano pietosamente gli infermi più poveri, «particolarmente del ceto civile vergognoso a chiedere elemosina, con somministrarlo pure la necessaria vivenza».
Ogni sabato i poveri del paese si radunavano nel parlatorio del convento e, secondo un’antica tradizione, ricevevano un’elemosina di pane.
Poiché non disponevano di rendite sufficienti per fare tutto ciò, le suore venivano aiutate economicamente dalle loro famiglie. Le giovani educande, una volta istruite, erano libere di rimanere nel chiostro oppure di ritornare in famiglia.
Per tutti questi meriti, il Consiglio Comunale di S. Giovanni Rotondo chiese (ed ottenne) al Governo di sottrarre il convento di Santa Maria Maddalena ai rigori della legge di soppressione degli Enti religiosi.
Il convento venne chiuso nel 1905, dopo il trasferimenti dell’ultima suora.
Successivamente, dal 1925 al 1938, i suoi locali hanno ospitato l’ospedaletto “San Francesco”, la prima opera realizzata con denaro di Padre Pio per i poveri del paese, sotto l’amministrazione della Congregazione di Carità.
La chiesa, già pericolante, è completamente diruta nel 1982, a causa di un forte terremoto che ha distrutto anche gli affreschi del pittore Natale Penati da Milano. Le tre foto a corredo di questo articolo sono state scattate negli anni Settanta e fanno parte dell’Archivio personale di Roberto Penati e Angelo che ringrazio per la gentile concessione.
Oggi il complesso monastico, sito in Piazza De Mattias, risulta in gran parte ristrutturato. Esso ospita il Museo dell’Arte e delle Tradizioni popolari “Michele Capuano”, prima ubicato nell’antica torre circolare, e la sede internazionale dei Gruppi Folkloristici (IGF).
a cura di Giulio Giovanni Siena