Nel 2014 è stato pubblicato l’opuscolo “La Chiesa di San Donato a San Giovanni Rotondo – I Dipinti di Natale Penati da Milano” a cura del Dott. Roberto Penati, nipote del pittore, e della Parrocchia San Giuseppe Artigiano di San Giovanni Rotondo[1]. Esso fa parte di una collana di una decina di opuscoli riguardanti le chiese affrescate dal Maestro Penati in provincia di Milano e sul Gargano, in particolare a San Giovanni Rotondo. Qui il pittore negli anni Trenta, oltre a quella di San Donato, ha affrescato le chiese del Convento di Santa Maria delle Grazie, di Sant’Orsola, di San Giacomo, del Monastero Santa Maria Maddalena e la volta della Chiesa di San Nicola, crollata con il terremoto del 1982.
L’autore fornisce anche precise notizie di interesse storico delle chiese. In questo caso riguardano l’epigrafe apposta sulla porta di ingresso della chiesa di San Donato, in parte illeggibile, che è stata oggetto di attento studio da parte della Prof.ssa Flavia De Rubeis, docente di Epigrafia Medioevale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la quale ha fornito la seguente trascrizione e traduzione:
Testo: GERMANI, FERE ORBATI IA<M> SUIS, NUTU DIVINO P(RO) DELIC/TIS EOR(UM)(ET) SUOR(UM) DELENDIS, N(OBILIS) HE(N)RICUS (ET) D(OMINUS) BAR (- – -) ARCHIP(RES)B(ITER) / HA(N)C CAPELLA(M), B(EA)TI DONATI VOCABULO I(N)SIG<NI>TA (M), EOR(UM) SU<M>/PTIB(US) VELUTI EIS (CON)TIGUA(M) (CON)ST (R) UXER (UN) T. A(NNO) D(OMINI) MCCCLX
Traduzione: I fratelli Nobiluomo Enrico e Don Bar (– -) arciprete, ormai del tutto privati dei propri genitori, con il sostegno divino per cancellare i peccati di questi ed i propri, hanno costruito questa cappella, insignita con il nome del beato Donato, a spese proprie, in quanto a loro vicina. Anno del Signore 1360.
Nella nota paleografica la docente rappresenta che la costruzione della Chiesa di San Donato debba essere fatta risalire all’anno 1360 e non al 1260 e 1292 come ipotizzato precedentemente da altri studiosi con qualche dubbio dovuto al cattivo stato dell’iscrizione.
La lunga e ricca storia di San Giovanni Rotondo, purtroppo, stride con la penuria di vestigia ben conservate e l’iscrizione, in cattivo stato, è tutto quanto resta di antico della piccola chiesa.
Altro dubbio riguarda la parola “Germani”. Essa può essere legata al cognome dei due soggetti che fecero costruire la chiesa, esistendo ancora a San Giovanni Rotondo la famiglia “Germano” e una casa munita di stemma, vicino a alla chiesa, in Corso Regina Margherita, riportante la scritta “Germanus”. Ma questa vicinanza potrebbe essere del tutto casuale mentre il termine “Germani” dell’epigrafe potrebbe benissimo significare “Fratelli”, come si propone nella traduzione suddetta.
Il restauro più consistente della chiesa è avvenuto nel 1878, quando il soffitto fu sostituito da una volta con mattoni. L’ultimo risale agli anni 2000-2001.
L’edificio non conserva più la pianta originale con la facciata rivolta sull’attuale corso Regina Margherita. Esso è a pianta centrale quadrata e sulla volta a vela il Maestro Penati, tra il 1934 e il 1938, ha eseguito delle tempere murali raffiguranti gli episodi più significativi della vita della Vergine Maria contemplati nei misteri del Santo Rosario. Al centro della volta c’è un dipinto con Maria Ausiliatrice e Regina del Santo Rosario, mentre tutt’intorno sono rappresentati l’Annunciazione e la Nascita di Gesù, la Morte e la Deposizione, ed infine l’Incoronazione di Maria Santissima in Paradiso.
Nelle nicchie laterali sono conservate le statue lignee della Vergine e di sant’Aniello alle quali si aggiungono quelle in cartapesta leccese di San Ciro, San Donato e Sant’ Elia.
[1] Stampa: Arti Grafiche Digicopas, Manfredonia, 2014