Articolo disponibile anche in lingua inglese.
In primavera di cinque anni fa, a San Giovanni Rotondo, lungo il viale che porta al convento dei frati cappuccini, incontrai un uomo dalla barba fluente e bianchissima. Ebbi una forte sensazione di averlo già visto da qualche parte in Internet o su qualche rivista. Poi un lume si accese nella mia mente.
– Mi scusi. Lei è Santa Claus? – gli chiesi a bruciapelo.
– Oh, sì – mi rispose lui, sorpreso e sorridente.
Mi ero imbattuto per puro caso in Michael Ciallella, Santa Claus “ufficiale” degli Stati Uniti d’America, che a Natale 2004 accese con George Walker Bush l’albero al Groud zero di New York.
Dopo qualche breve esperienza come attore, le televisioni e le riviste americane lo hanno ripreso o ritratto innumerevoli volte nel ruolo di Babbo Natale (il suo nome d’arte è Brady White alias Santa to the Stars) , con il suo vestito rosso bordato di bianco.
E’ apparso accanto a grandi Stars come Madonna, ZsaZsa Gabor, Silvester Stallone, John Travolta, René Russo, oppure in pubblicità commerciali di aziende importantissime come Coca-Cola, Cartier, Visa Card, Macy’s, American Ailines e tantissime altre.
Non è il solito Babbo Natale. In lui c’è qualcosa di diverso che lo rende così reale da indurre bambini ed adulti a pensare che il benefico personaggio esista davvero.
Da quando iniziò la sua attività nel 1969 la sua presenza è diventata richiestissima nelle manifestazioni di Carità e in tantissime occasioni speciali, esibendosi anche nella Casa Bianca. Egli è un perfetto showman.
I segreti del suo successo? La sua statura alta, i capelli color neve naturale, la barba bianca, così bella da essere stata assicurata con i Lloids di Londra, gli occhi blu scintillanti, le guance di un rosa che trasmette ottimismo e, soprattutto, la sua personalità contagiosa.
Lo incontrai nuovamente il 21 giugno 2009, in occasione della venuta del Papa Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo. Mentre il Santo Padre celebrava la Santa Messa sul sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, Mr. Ciallella con la sua voce vellutata elevò a Dio la preghiera dei fedeli in lingua inglese:
«For those who govern peoples and nations and for those responsible for social and political rights, may God, who is the fount of love and peace, direct their minds and hearts to the quest for the common good, and to refuse all solutions of violence, mindful of the priority of the right of human life above every other value».
Il sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina era popolato da circa trentamila fedeli, sotto un cielo nero che non prometteva nulla di buono.
All’inizio della cerimonia, un’aureola di luce solare si posò su San Giovanni Rotondo, ma subito dopo la benedizione finale le nubi si ricompattarono. Un tuono improvviso scosse l’aria e si allontanò brontolando dietro le montagne. Poi giù acqua a catinelle e il fuggi-fuggi generale.
Trovammo riparo sotto la copertura sporgente della chiesa progettata da Renzo Piano, vicino all’altare e alle reliquie di Padre Pio, con i fortunati fedeli del “settore speciale”.
Eravamo dispiaciuti per quel finale fuori programma. Osservammo gli altri fedeli in difficoltà. Gli ombrelli servivano a poco. I loro vestiti s’inzupparono, i piedi e le scarpe si trovarono immersi in una piena d’acqua.
La marea umana spinse pericolosamente verso l’uscita del sagrato, regolata a stento dalle forze dell’ordine e dai volontari. Poi il sagrato rimase deserto. Aspettammo che spiovesse, per andare via con i vestiti asciutti.
Mi guardai intorno. Pochi metri più avanti c’era anche mister Ciallella. Volevo parlargli.
Il problema della lingua creava qualche difficoltà. Ci aiutammo con i gesti. Gli chiesi se avesse piacere che io parlassi di lui nel mio sito internet.
Comprese e annuì, ma a una condizione: che io parlassi soprattutto del suo amore per Padre Pio.
Lui è un uomo umile e in questo segue le orme del Padre. Non ha sete di fama, alla quale è abituato, ma vuole essere testimone della serenità che Padre Pio è in grado di dare a coloro che in lui cercano rifugio.
Michael Ciallella è nato a Providence, nello stato del Rhode Island, da una famiglia originaria di Raviscanina, un paesino in provincia di Caserta.
Per quasi otto anni ha alternato periodi di lavoro con periodi di soggiorno nella città di San Pio e desidera tornarvi in futuro più volte all’anno.
Quando soggiorna in America il suo pensiero resta qui a San Giovanni Rotondo. Allora si connette al sito internet di Teleradiopadrepio e prega, per stare a più diretto contatto con la tomba del santo.
Da ciò s’intuisce quanto sia importante per i figli spirituali di Padre Pio sparsi per il mondo, che la tecnologia di Teleradiopadrepio riesca a raggiungerli; e ormai li raggiunge anche attraverso la TV satellitare
Ho chiesto a Mr. Ciallella com’è nato il suo amore per Padre Pio.
La sua risposta scritta, in lingua inglese, non si è fatta attendere.
Testimonianza di Michael Ciallella
“Ho sentito parlare di Padre Pio per la prima volta nel maggio 2002, leggendo un piccolo articolo di una rivista cattolica locale intitolato “Monaco italiano stigmatizzato sta per essere canonizzato…” e non ci pensai più.
La settimana successiva sentii annunciare in televisione il programma “Monaco italiano stigmatizzato sta per essere canonizzato” e mi ricordai dell’articolo della rivista. Pensai ad una semplice coincidenza. Comunque decisi di guardare il programma. Era il racconto della vita di Padre Pio. Ebbi la sensazione che dentro di me stesse accadendo qualcosa di nuovo, come se il mio cuore fosse stato toccato. Da allora ho imparato che non esistono coincidenze quando si tratta di Padre Pio.
Trascorsa un’altra settimana, mi trovai nella sala di attesa dei uno studio medico e mi accingevo a leggere una rivista. Era una delle più importanti riviste nazionali d’America, forse il Time o il Newsweek; comunque la pagina che si aprì parlava ancora della vita di Padre Pio. Avverttii nuovamente la sensazione che qualcuno o qualcosa mi stesse toccando il cuore. Ora so che era Padre Pio che mi stava chiamando. Sentii subito il bisogno di conoscerlo di più e di sapere come si arrivava a San Giovanni Rotondo.
Per sei mesi chiesi informazioni a sacerdoti, ad agenti di viaggio e a chiunque entrava in contatto con me, ma inutilmente.
Nel novembre 2002 mi recai a New York per lavoro. Presi il treno da Providence, Rhode Island, dove vivo, a Penn Station a Manhattan e, appena lasciai la stazione, vidi il Convento dei Frati Cappuccini e la Chiesa St. John the Baptist, nella 31st Street, che avevo visto tante volte, e spesso anche visitato; ma questa volta era diverso.
Entrai in chiesa per recitare una preghiera e, notai subito un avviso riguardante un “prayer garden” in onore di Padre Pio. Non ci potevo credere, era come se Padre Pio mi tenesse per mano e mi guidasse. Mi recai nella sagrestia e chiesi al frate se sapesse dove si trovasse San Giovanni Rotondo e come arrivarci. Era informato di tutto. Mi disse che potevo prendere il volo per Roma, poi il treno per Foggia, e da lì avrei potuto prendere un autobus per San Giovanni Rotondo.
Arrivai in Italia il 1 ° gennaio 2003; presi il treno da Roma a Foggia, ma il giorno di Capodanno gli orari erano diversi da quelli normali e persi l’ultimo autobus per San Giovanni Rotondo. Ero esausto per la lunga giornata di viaggio e pensai di trascorrere la notte a Foggia, ma qualcosa mi spinse a proseguire. Decisi di prendere un taxi. Era una notte invernale dal cielo scuro, per strada c’erano poche luci e cominciammo a salire lungo una tortuosa strada di montagna. Pensai che non sarei mai arrivato vivo a San Giovanni Rotondo. Il mio autista era un uomo abbastanza gentile ma penso che credesse di essere il famoso pilota automobilistico italo-americano Mario Andretti… tanto più scura e ventosa era la strada, tanto più veloce lui guidava.
Padre Pio e il mio angelo custode sicuramente saranno stati con me quella notte, quindi arrivammo sani e salvi e interi a San Giovanni Rotondo. Il tassista mi lasciò proprio davanti alla Chiesa della Madonna di Grazie. Non sapevo dove andare e non c’era nessuno a cui chiedere aiuto o indicazioni. Proprio di fronte alla chiesa c’era un albergo, così sono andato a vedere se vi fossero camere disponibili. Trovandoci fuori stagione, avevano chiuso parte dell’hotel, perciò non avevano camere con riscaldamento, ma mi offrirono una stanza molto piccola, nella parte non in uso. Accettai la stanza, lasciai i bagagli e andai dritto nella chiesa della Madonna delle Grazie, giungendo appena in tempo per la Messa e la comunione. Una forte sensazione di gioia e di pace travolse il mio cuore; era come se Padre Pio avesse voluto dirmi “benvenuto, Michael.”
Il 2 gennaio passai la giornata in preghiera e meditazione, visitando l’antica Chiesa, partecipando alla messa nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e pregando accanto alla tomba di Padre Pio. Quella notte, tornai nuovamente alla tomba di Padre Pio per il rosario. Nel corso dell’intera giornata sentii qualcosa di speciale nel mio cuore; non sapevo esattamente cosa fosse, ma sapevo che non avevo mai avvertito prima quella sensazione di vera pace.
Nel pomeriggio del 3 gennaio, avrei preso l’autobus per rientrare a Roma, così al mattino andai a messa nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Dopo la messa, una donna venne da me e mi chiese se parlavo inglese; quando le dissi di sì, lei mi portò nell’Ufficio Inglesi. Bussai alla porta e sentii una voce dire “Avanti! Avanti!”. Ora so che “Avanti” in inglese significa “Entra” ma a quel tempo parlavo molto poco l’italiano e lo capivo ancora meno. Bussai di nuovo e sentii la voce ripetere a voce alta, “Avanti! Avanti! “, così aprii la porta e guardai dentro. Seduto dietro una scrivania coperta da un sacco di buste c’era un piccolo Frate Cappuccino. Quando alzò gli occhi e mi vide, esclamò: “Babbo Natale!”
Quel piccolo frate era Padre Ermelindo, il direttore dell’Ufficio Inglesi, ed ora è uno dei miei amici più cari. Era presente anche una giovane, una bella ragazza italiana, di nome Tiziana, assistente di Padre Ermelindo. Entrambi continuavano a dire che sembravo “Babbo Natale”, ma io ripetevo di non capire. Mi spiegarono che “Babbo Natale” significava “Santa Claus”. Mi misi a ridere e dissi loro che avevo trascorso la vita giocando a “Santa Claus”. Padre Ermelido e Tiziana parlarono con me lungamente e mi mostrarono un video sulla vita di Padre Pio. Prima di lasciare l’Ufficio Inglesi, Padre Ermelindo mi benedisse con un guanto macchiato di sangue calzato da Padre Pio. Wow! Ricordo ancora la sensazione di pace che travolse tutto il mio spirito.
Lasciata San Giovanni Rotondo, trascorsi in Italia le due settimane successive visitando Roma, Assisi e Firenze, ma Padre Pio e San Giovanni Rotondo non abbandonavano i miei pensieri. Anche quando tornai a casa in America e ripresi la mia routine quotidiana non riuscii a smettere di pensare al Padre.
Decisi di tornare nella “terra di Padre Pio” per Pasqua, trascorrendo una decina di giorni a San Giovanni Rotondo, non trascurando di riservare un giorno di viaggio con Padre Ermelindo a Pietrelcina, città natale di Padre Pio.
Tornato nuovamente in America, pensai, ok! Sono andato, ho passato un periodo abbastanza lungo a San Giovanni Rotondo, ho visto tutto e subito, e sicuramente quelle sensazioni di essere “chiamato” sono fuori dai miei schemi mentali; non sapevo che Padre Pio avesse altri piani.
Quando si è “chiamati” da Padre Pio, è impossibile ignorarlo. Ancora una volta, ritornai a San Giovanni Rotondo, questa volta per un mese, e poi due mesi e così via. Ora vi trascorro circa sette mesi l’anno e vorrei che potessero essere di più.
Padre Pio sembrava stare sempre con me, sempre mi chiamava, mi portava sempre più vicino a lui e a Nostro Signore e alla Nostra Madre Benedetta. Non riuscivo a capire perché Padre Pio mi avesse scelto perché io ero un peccatore, avevo vissuto a Hollywood e New York, avevo vissuto in quella che si potrebbe chiamare la “fast lane” (corsia veloce), mantenendo rapporti con celebrità di Hollywood e con l’élite sociale del mondo. Volando su jet privati, viaggiando in limousine, soggiornando in alberghi a quattro stelle, la mia vita era trascorsa circondata da sfarzo e glamour, avevo vissuto in un mondo molto materiale e pensavo di essere felice.
Non fraintendetemi, ho sempre creduto in Dio, nei santi e nella Chiesa cattolica. Ho pregato, ho assistito alla messa settimanale e mi sono confessato, ma mi mancava qualcosa. Quando ho conosciuto Padre Pio, ho conosciuto una vera fede e il significato dell’amore. L’amore per i nostri fratelli e sorelle; ho capito che tutti noi ci troviamo qui per servire e amarci l’un l’altro. E’ attraverso Padre Pio che ho trovato la vera felicità e la gioia nella mia vita.
Provo infinito amore per Padre Pio. Ho fede infinita in Padre Pio. Ho devozione infinita di Padre Pio. In diverse occasioni, ho visto e sperimentato in prima persona l’intercessione di Padre Pio. Tutto è possibile con l’aiuto di Padre Pio.
Sono molto felice quando diffondo il nome di Padre Pio. Quando sono a San Giovanni Rotondo, mi dà grande gioia mostrare alle persone i luoghi in cui Padre Pio ha vissuto, lavorato e pregato per cinquanta anni. Sono grato per le numerose grazie ricevute da Dio per intercessione di Padre Pio.
Nella vita, dobbiamo tutti amare il Vangelo, diffondere la parola di Dio ai nostri fratelli e sorelle. Il mio programma televisivo su Tele Radio Padre Pio, “Hello from San Giovanni Rotondo”, mi fa entrare in contatto con le persone di lingua inglese in tutto il mondo.
E’ gratificante per me leggere le email dei telespettatori che rimangono toccati, ed è più sconfortante quando mi chiedono di ricordare le loro intenzioni, nelle mie preghiere a Padre Pio.
Non tutte le intenzioni per un miracolo sono accolte; altrimenti, i miracoli non sarebbero nulla di speciale. Quello che so è che forse non riceviamo esattamente ciò che chiediamo, ma ciò che si riceve è la forza, il coraggio e la pace per affrontare la strada che Dio ha scelto per noi.
Padre Pio ci mostra con il suo esempio che la fede e la fiducia in Dio è l’unico modo e pregare, pregare, pregare.”