La Chiesa di ”Sancti Nicolai in capite Pantani”, a cinque chilometri a Est dell’abitato di San Giovanni Rotondo (S.S. 272 per Monte Sant’Angelo ), veniva edificata dai monaci benedettini della Casa Madre di Cava dei Tirreni nell’XI secolo, anno 1086–1090.
Già nel gennaio del 1169 la Chiesa era regolarmente rubricata fra i possedimenti del Monastero di Cava dei Tirreni,assieme al Casale di Sant’Egidio, Bolla papale di Alessandro III.
Nel 1185 la Chiesa era retta dal Priore Attone ed una comunità religiosa vera e propria si era insediata.
Infatti , erano sorte intorno alla Chiesa imponenti fabbriche, con celle per i monaci ed il sito divenne un vero e proprio Monastero. In alcuni documenti veniva appellato anche come Convento.
In un manoscritto dello storico Francesco Nardella era riportata una mappa che egli stesso disegnava nell’aprile del 1891, con precise e preziose indicazioni afferenti la Chiesa, la sagrestia, il chiostro con cisterna, le celle dei monaci ed un Ospedale per il ricovero dei pellegrini diretti, lunga la strada Francesca ( per antonomasia via sacra Langobardorum), alla spelonca micaelica.
Nel novembre dell’anno 1185, un certo Giovanni de Alemanno donava a frate Atto, Priore della Chiesa di San Nicola in capite Pantani Sancti Egidii, parte di un suo possedimento ubicato nei pressi di Casalenovum (sito nella fascia pedemenotana garganica) lungo la via che portava a Rignano , al fine di costruire un Ospedale.
Nel 1196, l’oblato Pietro della Terra di San Nicola “in capite Pantani”, acquistava per la Chiesa stessa un vignale al prezzo di 21 soldi e mezzo dal Magister Leoprandus medicus Casalenovi habitator.
Nel maggio del 1225, in piena età sveva, l’Imperatore Federico II ( Stupor mundi ) in un diploma confermava ai monaci benedettini di Cava il possesso della Chiesa e del territorio ivi annesso,con relativi privilegi, pertinenze,oltre a delineare le varie linee di confine con le altre terre limitrofe.
Il diploma riguardava anche la Chiesa di Sant’Egidio , con la quale vi era una comunione di territorialità e di beni appartenenti al Monastero della Casa Madre di Cava.
Subito dopo la chiesa passava in reggenza provvisoria ai monaci dell’Ordine cavalleresco dei Teutonici che, però, ben presto l’abbandonarono per ragioni ancora oggi ignote (sec.XIII).
La presenza teutonica,comunque, era di già attestata presso il patrimonio fondiario di San Leonardo di Lama Volara, non lontano da Siponto ( appartenuto prima ai Canonici Agostiniani, sec. XII ) e interessava nel Gargano parecchie zone, quali Rignano, San Giovanni Rotondo
( Chiesa di San Leonardo), Vico del Gargano.
Un ricco possidente di San Giovanni Rotondo, Tancredi de Petro, in qualità di oblato donava ai Cavalieri teutonici cento ovini e gran parte della sua proprietà, riservandosi il diritto di essere ricevuto a mensa ogni qualvolta si fosse recato a San Leonardo.
Anche l’Ordine dei Templari era presente sul Gargano con parecchi possedimenti ( domus Templi).
Nell’anno Domini 1270 Carlo I d’Angiò, re di Napoli, in un rescritto indirizzato al suo segretario Nicola Avanzarini , Portolano di Puglia, ordinava che all’Abate del Monastero cavense , si assegnasse (insieme ad altri beni,diritti e pertinenze) la Chiesa di San Nicola di Pantano, al pari di quella di Sant’Egidio.
Nello stesso periodo il vicino Casale di Sant’Egidio, ormai distrutto, veniva abbandonato e gli abitanti si riversavano fra le sicure mura del Castello di San Giovanni Rotondo. Anche il Monastero di San Nicola subiva la stessa sorte e i monaci benedettini rientravano presso la Casa Madre della SS.Trinità di Cava.
Nell’anno del Signore 1506, re Ferdinando il Cattolico, riconfermava al Monastero cavense il possesso di San Nicola di Pantano o di quello che restava.
Dopo tale data, i documenti cartacei della Casa Madre cavense e le relazioni delle visite pastorali riguardanti il secolo XVII, non faranno più menzione della Chiesa di San Nicola, ma solamente di quella di Sant’Egidio ( anni 1613, 1622, 1639, 1662).
Oggi del Monastero non restano che vetusti ruderi, in gran parte incorporati in una privata masseria.
Della Chiesa si scorgono, appena intelligibili, tracce di affreschi, parte del pavimento, la zona absidale con rilievi afferenti il sito ove era ubicato l’altare maggiore e la relativa area destinata a sagrestia,
La Chiesa originariamente aveva una navata a pianta basilicale, con una lunghezza di m.26 , una larghezza di m.6 ed un’altezza di m. 8.
Internamente alcune arcate a forma greca sostenevano la volta che era priva di cupola. La Chiesa era illuminata da due finestroni che si aprivano a Sud delle mura, mentre una nicchia a forma ovale dava luce all’abside.
Sulla facciata, la cui prospettiva doveva terminare ad angolo retto, vi era un rosone istoriato con motivi ad intreccio.
Nel complesso la Chiesa era molto simile a quella di Sant’Egidio.
Imponenti, invece, erano la mura perimetrali che recingevano le fabbriche stesse del Monastero (in alcune carte detto anche Convento) e che raggiungevano un’altezza di 10 metri.
Ancora oggi le mura sono visibili in alcuni tratti in tutta la loro maestosità e danno al sito stesso un fascino misterioso e profondo che sa di antico e perenne e che solo la memoria riesce a fermare, a documentare e a far rivivere quell’immagine mobile dell’eternità che il tempo stesso rappresenta (Platone, Timeo, X) .
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ARCHIVIO CAVA DEI TIRRENI, ( A .C. T.), Arca X, 51, XL, 84. XL, 86, XLII, 34, XLIII, 34, XLIV, 40, L, 50.
FONDO CATACEO CAVENSE, nn.4652, 4659, 4686, 5029.
Codex diplomaticus cavensis, Milano1873, docc. 2 1-25.
F.BRAMATO, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia, I-II, Roma 1991-1994. F.CAMOBRECO, Regesto di San Leonardo di Siponto, Roma 1913, p. 184, doc. n. 256. P.CORSI, Appunti di Storia su due luoghi della via Sacra, Langobardorum, cit. C. DAMIANO FONSECA, Le vie dell’Angelo. I Luoghi dell’Infinito, X, 96, Milano 2006, pp.18-25. Nel Convegno del 1995, svolto a Monte Sant’Angelo “ In cacumine montis beati Angeli”, veniva deciso di chiedere all’Unesco, per la via dell’Angelo,alias via Sacra Langobardorum, con tutti i siti interessati, il riconoscimento come patrimonio d’Europa , simile al Cammino di Santiago e del circuito delle Abbazie cistercensi. Presentata richiesta ufficiale ( Progetto Italia Langobardorum, Basilica di San Michele ) presso il Ministero dei Beni culturali a Roma, il 9 gennaio 2008. Cfr. note bibliografiche di G. OTRANTO, E. TARDIVO, R. TRABACE, in il Monastero di San Giovanni in Lamis, p. 29. S. A. GRIFA, Il Monastero di San Nicola di Pantano, in San Giovanni Rotondo. I segni della memoria, op. cit., pp. 117-122 . IDEM, I Cavalieri del Tempio in Capitanata e sul Gargano, Foggia 1991. J. M. MARTIN , Les actes de l’abbaye de Cava concernant le Gargano , cit. F. NARDELLA, op. cit., pp. 44-48. G.PIEMOMTESE, La Via sacra Langobardorum, in Le vie dell’Angelo, Foggia 1999, pp. 53-101. A. VENTURA, Il patrimonio dell’Abbazia di San Leonardo di Siponto, Foggia 1978, p.14-15.