Nel 2001, in Appendice al mio Volume La Rivolta di San Giovanni Rotondo, inserivo un poemetto dal titolo la Chiazza Ranna. Ben presto, però, molte furono le richieste e sollecitazioni per una ristampa e nel dicembre 2004 presenta vo una lettura storica, toponomastica, monumentale della regina delle vie del Borgo antico (Via Pirgiano), con il relativo testo poetico: La Chiazza Ranna nel borgo antico di San Giovanni Rotondo, pp.120 (copiosa la bibliografia). Edizione esaurita in poco tempo. Considerate le molteplici richieste provenienti soprattutto dai Sangiovannesi residenti all’estero, ancora una volta e con grande gioia, ripresento, in estratto, il poemetto. Ai Sangiovannesi che vissero, vivono e vivranno nella vetusta Chiazza Ranna, la regina delle vie, a Memoria della loro Materna Terra. Il futuro ha un cuore antico, e la giovinezza dei popoli è una lunga e ricca vecchiaia.
(Salvatore Antonio Grifa)
Questo viaggio nella Casa della memoria della Chiazza Ranna (..ille terrarum mihi praeter omnis angulus ridet … un angolo di terra è quello più di ogni altro a me gradito, Orazio, C., II, 13-14), vuol essere un incontro di anime tutte immerse fra le antiche case del Borgo antico e tanti Sangiovannesi, anche se nati in altre strade, possono riconoscersi e ritrovare tracce e segni del loro passato, recuperare sensazioni, emozioni ed immergersi in quell’umano, fascinoso e pulsante universo, di cui la vita stessa, nella sua quotidianità, si nutre da sempre.
Nello scorrere del tempo, la Chiazza Ranna (strada-piazza grande, base greca stratòs-plàtos-plàteia, via principale, latina, grandem, grande, lunga) ha costituito un punto di riferimento importante nel tessuto storico, culturale, urbanistico, sociale ed economico della terra di San Giovanni Rotondo.
Quasi tutte le Processioni, intese come espressioni della pietà popolare in occasione delle festività relgiose, percorrevano questa strada, addobbata con coperte ricamate ai balconi, tra rose e penduli garofani.
“ Uàrda, la Precessione tocca la Chiazza Ranna. E a ‘gne balcone scròpe cupàrte gialle, chelòre d’uva spina, de mare, de curàlle che ll’agiulicchie ammeze a campanàlle lilla e ceclamine.”.(M.Capuano, La Precessione, in Pajese mie).
Tutti i Pirgiani hanno fatto grande questa strada, detta , per l’appunto, anche via Pirgiano, in quanto costituiva l’antico tracciato che portava al vetusto sito di Castel Bisano, detto anche Pyrgos, luogo fortificato, gran torre, ( Monte Castellano-Crocicchia ).
Tutti gli abitanti della Chiazza Ranna sono stati illustri e meritevoli: il canonico, il medico, il letterato, il notaio, l’avvocato, il sindaco e il podestà, il mastrogiurato, il pastore, il contadino, il falegname, il fabbro, lo stagnino, il sanapiatti, il pellaio, il fornaio, il muratore, il minatore, il massaro, il bracciante, il libraio, il fotografo, il vaticale, il cantiniere, il calzolaio.
E tutte quelle mamme ( simili a sacre Vestali) che in silenzio e con grande dignità hanno allevato e amato i loro figli, hanno custodito con amore le loro case, hanno acceso nei camini e nei bracieri tutti i giorni il fuoco, hanno attinto l’acqua alle fontane e ai pozzi, hanno impastato il pane, hanno lavato nei tini i panni e percorso, in un viatico quasi penitenzale, la dura salita della Costa, per stenderli sugli sterpi e sulle rocce , per poi asciugarli finalmente al sole. Quante fatiche e sofferenze queste donne e mamme ! Vere eroine di un tempo che fu.
Anche grazie a loro, la Chiazza Ranna (come tutte le altre vie del Borgo antico) ha continuato a vivere e vivrà per sempre nei figli e nei figli dei loro figli.
I luoghi della memoria spesso hanno sentieri intricati e fascinosi, si mostrano e si aprono come labirinti misteriosi e lasciano intravedere tracce e segni a volte ppena intellegibili, pronti a perdersi nel nulla del nulla, simili a sbiadite ed evanescenti sinopie. Bisogna con forza illuminare questi sentieri della memoria, dare voci e volti a quelle ombre ed immagini che improvvise si presentano alla nostra mente ed accorrono intorno al lago del nostro cuore.
Non è solamente una visitazione della strada e della casa che un dì ci videro nascere e poi fanciulli (geografia dell’anima e ritorno nel materno grembo dell’infanzia), ma in questo cammino che, come gli antichi Aedi si fa Canto della memoria, rivivono personaggi, tradizioni, costumanze varie che nutrirono l’umana esistenza dei nostri Padri nelle vie del Borgo antico, ove tutti si conoscevano, si rispettavano, si aiutavano a vicenda, si chiamavano per nome: era una grande famiglia. Un viaggio, come ritorno nostalgico ed affettivo nel passato, anche solo per contemplare come Ulisse, “…il fumo che si levava dai camini della sua Terra” (Omero, Odissea I, 59-60 ).
E’ un Canto che si fa voce narrante, preghiera e si alimenta etimologicamente alle radici sanscrite, greche e latine: can, kas, cas, can’sa , kan-achèo , cantum, voce, racconto, inno, preghiera, canto.
E’ un viaggio nel nostro passato, nei luoghi dell’anima, nel lago del nostro cuore, alla ricerca di cari volti, voci e immagini ( soavi, tenui e dolci) che accompagnarono la nostra infanzia e nutrirono il cuore e la mente di quella linfa vitale che ci fece uomini, immersi sempre nella Materna terra.
“ La terra conserva il nome di madre meritamente : essa creò il genere umano, produsse il lungo tempo quello degli animali che vaga per le montagne e gli uccelli di molte specie mandò nello spazio”.(Lucrezio, De rerum natura, V, 820-825).
“ Antiquam exquirite matrem…. Forsan et haec olim meminisse iuvabit Andate alla ricerca dell’antica madre….Un giorno forse sarà dolce ricordare queste cose
( Virgilio , Eneide , III , 96 ; I, 203 )
I nostri genitori, tante persone care ed amici che abitarono nel lago del nostro cuore , nella Casa della Memoria non svaniranno mai, saranno sempre con noi e come dolci ombre ci accompagneranno sempre nel cammino della vita, nella gioiosa speranza (èlpis) di ritrovarci un giorno nella pace del riposo e del sabato, in una pace senza tramonto :
“ Dona nos pacem sine vespera ”
(Sant’Agostino, Le Confessioni, XIII, 35).
“ Il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa.”( Sant’Agostino , Le Confessioni , XI, 20 )
Il Canto della Memoria
– La Chiazza Ranna –
Passi pesanti e stanchi sovente mi portano, pellegrino d’amore e di speranze, nella Chiazza Ranna, nel cuore del borgo antico del mio paese. Ricerco volti, voci, suoni e profumi antichi. Ma tutto è silenzio. Ricerco il volto di mia madre e la sua voce che riempiva del mio nome la strada. Ricerco il suo canto e le sue nenie dolci e tenui che, lentamente, accompagnavano il dondolio della piccola culla di legno che mio padre aveva costruito. Ricerco la sua mano, che leggera sfiorava , come un soffio di vento, i miei capelli di fanciullo. Ricerco la figura di mio padre, che stanco e polveroso, cercava riposo nella sua povera e umile casa. Ricerco la sua voce che a sera raccontava, attorno ad un braciere, la storia “antica anticoria” di Guerin Meschino, mentre le lunghe cipolle, lentamente, cuocevano sulla brace e un odore particolare e piacevole riempiva la stanza. Ma tutto è silenzio. Ricerco i suoi gesti solenni come un Patriarca, quando raccoglieva a terra il pane, caduto per caso dal desco, lo portava alle labbra, lo baciava, e chiudendo gli occhi, si segnava la fronte con la santa Croce, e poi invitava tutti noi a mangiarlo, perché era una cosa preziosa, sacra e giusta, e si faceva contento anche Gesù e l’Angelo Custode. Ma tutto è silenzio. Nella Chiazza Ranna ricerco i volti, le voci , i suoni della mia fanciullezza, quando con gli amici si andava su per le balze delle Costa e del Bacino, a rincorrere una palla di stoffa, a cercare farfalle e lucertole, ad ascoltare, stupiti ed in silenzio, il respiro delle cose, a guardare gli aquiloni, di carta variopinta, che leggeri si alzavano nel cielo azzurro e liberi correvano dietro le nuvole fino a perdersi sulla montagna della Croce. Ricerco le corse fatte dietro un cerchio di ferro, dalla Chiesa delle Monache, fino alla vecchia fontana. Or la chiesa non c’è più, restano solamente le pietre, in un pianto che sa di antico. Ricerco i mugnali, pieni di fanciulli ad ascoltare antiche storie di fate, di folletti e di eroi, mentre mani esperte allineavano, sui lisi e lucenti scalini, figurine colorate o tappi di latta e di stagnola. Ma tutto è silenzio. Ricerco la voce del fornaio che a notte fonda bussava alle porte delle case, mentre i pani erano già pronti nell
e ceste. Ricerco le antiche donne, che nel maggio luminoso ed odoroso, sugli usci delle case, raccontavano amori e storie della loro giovinezza, allorquando si facevano belle per i giorni di festa, mentre altre cantavano Rosari e lodi alla Madonnella del Mondo. Ricerco i suoni e le voci del fabbro, dello stagnino, del falegname, del sarto e del pellaio, del caffettiere e del fotografo, del libraio, del gelataio, dell’ombrellaio, dell’arrotino e del sanapiatti. Ma tutto è silenzio. Il Tempo, inesorabilmente, sembra aver cancellato tutto. La mia Memoria, come una grande anima, vive e respira in me, e sacra Vestale del tempo che fu, custodisce il mio passato, che in un Canto rigeneratore, si fa presente. La Chiazza Ranna sembra assopita e dorme sul cuore antico del suo passato. —————————————–Premio letterario internazionale
“ Venere d’oro” .
Diploma d’onore con medaglia aurata.
Roma, 26 novembre 1993.
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Proprietà letteraria riservata all’autore
Membro ordinario della Società
di Storia Patria.
Palazzo Ateneo.Bari.
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Quaderni di Gargaros
San Giovanni Rotondo 2007
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