Il pubblico ha potuto apprezzare il ragguardevole spessore umano e culturale dell’autore. Si riporta qui di seguito il testo del discorso del dr. Penati, pronunciato in un intervento a braccio ricco ed efficace.
LA CHIESA DI SAN GIACOMO APOSTOLO A SAN GIOVANNI ROTONDO
– I DIPINTI DI NATALE PENATI DA MILANO –
nel XC° Anniversario della realizzazione dei dipinti.
– San Giovanni Rotondo, 16 ottobre 2023 –
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- Reverendo Parroco Chiesa Madre Don Stefano Mazzone
- Gent.mo Avv. Raffaele Lombardi
- Gent.ma Sig.ra Teresa Fini Monopoli
- Carissimi tutti Fedeli e Cittadini di San Giovanni Rotondo
E’ per me motivo di grande gioia ed onore celebrare con Voi nella Chiesa San Giacomo Apostolo a San Giovanni Rotondo, la felice ricorrenza del 90° anniversario dei dipinti che adornano la volta, realizzati nel 1934 dal pittore Natale Penati da Milano.
Negli anni trascorsi, ho avuto modo di partecipare ad altri analoghi eventi, a partire dal 2011 a Manfredonia, dove abbiamo celebrato il 70° anniversario dei dipinti del pittore milanese nella Cattedrale ed a Rignano Garganico nella Chiesa Madre Maria SS. Assunta. Successivamente nel 2012 il 75° anniversario dei dipinti nella Chiesa Stella Maris di Manfredonia e nella Chiesa Santa Maria in Silvis a Serracapriola e nel 2013 l’90° anniversario dei dipinti nella Chiesa Santa Maria delle Grazie a San Marco in Lamis.
Anche a San Giovanni Rotondo ho avuto l’occasione di presentare altri volumi ed in particolare nel 2013 il 75° anniversario dei dipinti nella Chiesa di Sant’Orsola e nel 2014 l’80° anniversario dei dipinti della Chiesa di San Donato con la presenza del Parroco Don Vincenzo D’Arenzo e della Prof.ssa Flavia De Rubeis docente di epigrafia medievale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
In questi anni trascorsi, ormai più di un decennio, ho voluto ripercorrere a ritroso l’itinerario artistico di mio nonno, il pittore Natale Penati, raccogliendo documenti sulla sua presenza, incontrando storici e parroci locali con i quali ho potuto intessere un rapporto di collaborazione e di amicizia, con lo scopo di far conoscere alle Comunità della Diocesi Sipontina la figura e le opere di un artista che ha lasciato la sua impronta indelebile di pittore d’arte sacra, onorando con la sua arte il nome del Signore Gesù e di sua madre Maria Santissima.
Al riguardo numerosi sono stati i riconoscimenti ricevuti anche dalle Istituzioni Pubbliche che hanno voluto a perenne memoria intitolare una strada al suo nome, come fatto dall’Amministrazione Comunale di San Giovanni Rotondo, da quella di Rignano garganico e di Manfredonia.
Ed ora sono lieto di presentare insieme al Parroco Don Stefano Mazzone, che desidero ringraziare per la disponibilità e sensibilità dimostrata, questa nuova pubblicazione, nella ricorrenza del 90° anniversario dei dipinti realizzati come detto nel 1934 nella Chiesa di San Giacomo Apostolo dal pittore Natale Penati da Milano.
Abbiamo voluto anticipare al 2023 la ricorrenza dell’evento e scegliere il giorno 16 ottobre, nel quale si celebra la memoria di Santa Margherita Alacoque, perché la Chiesa di San Giacomo è a tutti nota come la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, di cui Santa Margherita è stata la propagatrice del suo culto, e che ancora oggi accoglie numerosi devoti nell’Apostolato della Preghiera. Inoltre è da ricordare che, nella vicina chiesa Madre San Leonardo Abate, è presente un quadro ad olio realizzato nel 1936 dal pittore Penati, che rappresenta proprio l’apparizione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Alacoque.
Il volume sulla Chiesa di San Giacomo è stato realizzato anche con il contributo di Teresa Monopoli Fini, zelatrice dell’Apostolato della Preghiera e dell’Avv. Raffaele Lombardi, nipote dell’ultimo Priore della Confraternita di Maria SS. della Purità Raffaele Lombardi e figlio dell’Avv. Giuseppe Lombardi, Delegato Vescovile della Confraternita, che entrambi ringrazio per la loro preziosa collaborazione.
Il mio ringraziamento è altresì rivolto al Sig. Saverio Padovano, Custode dell’Archivio storico della Chiesa Madre per l’aiuto nella ricerca storica sulla Congregazione di Maria SS. della Purità, alla Prof.ssa Rosa di Maggio, per il suo aiuto nell’avermi fornito approfondite notizie sul Borgo Antico di San Giovanni Rotondo e al Sig. Giulio Giovanni Siena per il suo aiuto nella ricerca sulla Platea del Berlingieri.
Inoltre, formulo il mio ringraziamento e ricordo alla memoria del Prof. Salvatore Antonio Grifa, scrittore e storico di San Giovanni Rotondo, autore della domanda per intitolare una via della città al pittore Natale Penati, per il suo prezioso aiuto nella ricerca delle fonti storiche e documentali, per avermi insegnato la tenacia e l’amore per la ricerca della verità, con stima, gratitudine e riconoscenza per la sua statura di uomo di cultura e di grande fede.
Questa nuova pubblicazione vuole quindi porre all’attenzione della gente comune e dei critici d’arte, l’opera e la figura di un pittore che attraverso l’espressione dell’arte sacra ha saputo trasmettere quei valori imperituri di umanità e di fede che sono presenti nel cuore di ogni persona.
Ma vuole essere anche uno stimolo a tutta la Comunità di San Giovanni Rotondo per ravvivare la propria fede e per divenire sempre di più testimoni fedeli del messaggio evangelico, che ha trovato la sua espressione artistica nei dipinti che possiamo ammirare qui nella Chiesa di San Giacomo.
Come ha scritto S.E. Padre Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia, nella presentazione al volume: “Ogni dipinto corrisponde ad una ‘catechesi pittorica’ ad una brano di ‘Bibbia per il popolo’ che con semplicità e immediatezza riesce a trasmettere il significato storico, religioso e morale del fatto e dei personaggi rappresentati” ; ed anche come ha sottolineato il Parroco Don Stefano: “L’arte religiosa, le sue forme espressive hanno ricevuto lungo il tempo l’appellativo di ‘Bibbia dei poveri’, storie della Bibbia raccontate per immagini, linguaggio immediato comprensibile a tutti, anche alle perone più semplici” ;
ed infine come ha scritto Don Giovanni D’Arienzo: “L’opera di un artista raggiunge il suo apice quando, attraverso il suo lavoro, permette di toccare l’Eterno e di percepirne la protezione e lo sguardo. Entrando nella Chiesa di S. Giacomo, basta alzare gli occhi verso il soffitto per rendersi conto di quanto ciò sia vero”.
Non posso quindi nascondere l’emozione che provo nel ricordare quegli anni in cui mio nonno paterno Natale ha vissuto in questi luoghi, protagonista indiscusso, definito dai suoi collaboratori “Maestro d’arte e di vita”.
Natale Penati può quindi senz’altro definirsi il “pittore della Diocesi Sipontina” dove ha operato dal 1933 sino al 1941, lasciando un’importante eredità di opere nelle Chiese di diverse località del Gargano, da Manfredonia a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo (ben 6 Chiese) a Rignano Garganico, Apricena, Serracapriola e Foggia.
In ogni suo lavoro si può vedere l’impronta di una persona “in pace con sé stesso e con Dio” e per meglio rappresentare la figura dell’uomo e dell’artista basta citare quella che era la sua massima di vita, il suo aforisma: “Per imparare l’arte della pittura bisogna amarla. Tu devi avere amore per il tuo lavoro. Devi vivere dentro di te l’opera che stai realizzando”.
“Pittore di cieli, di Madonne e di Angeli ”, così lo ha definito il Prof. Salvatore Antonio Grifa, riscoprendo come in ogni sua opera si vede l’impronta di un artista che dipingeva con passione e sensibilità, capace di parlare attraverso le immagini sacre, cariche di grande espressività e di profonda fede.
Penso quindi che non vi sia circostanza migliore che prendere in mano questo volume, per leggerlo ed apprezzare i dipinti che il pittore ha realizzato nella Chiesa di San Giacomo Apostolo.
In realtà, l’unico dipinto opera di Natale Penati che possiamo ammirare sul soffitto piano della Chiesa rappresenta più soggetti. Il principale raffigura “La Glorificazione dei Maria Santissima” tra gli Angeli, al quale fanno da corona due medaglioni raffiguranti San Giuseppe e San Giacomo.
Appena si entra nella Chiesa, lo sguardo viene attirato dalla maestosità del dipinto che adorna il soffitto a solaio piano, che occupa l’intera navata e si sviluppa su di una superficie lunga metri 14,10 e larga metri 8,40.
Analizzando l’opera, quello che attira l’attenzione non è soltanto la complessa costruzione spaziale, ma anche la finezza e l’accuratezza con cui sono stati dipinti i personaggi che animano la scena e le decorazioni che lo adornano, arricchiti dalla preziosità del colore giallo oro che riempie i contorni.
E’ interessante mettere in evidenza la grande abilità del pittore nell’uso della quadratura architettonica, riuscendo a coniugare la tecnica della pittura a tempera con quella della rappresentazione prospettica. Infatti i personaggi rappresentati sembrano fuori-uscire dal dipinto stesso, con la chiara percezione di una visione tridimensionale per chi li osserva.
Nella parte centrale, in una cornice di stile barocco a forma ogivale simmetrica, è raffigurato il V° mistero glorioso del Santo Rosario: Maria Regina del Cielo e della terra nella gloria degli Angeli in Paradiso.
La figura di Maria Santissima, è rappresentata al centro del dipinto, mentre lievita verso il cielo sopra una nube contornata da angeli, vestita con una tunica celeste e sul capo un velo trasparente bianco che scende lungo le spalle.
Tra le sue braccia materne sorregge il Bambino Gesù che, con il braccio destro alzato, impugna uno stelo di giglio bianco, simbolo della purezza immacolata di Maria. Intorno a loro, sono raffigurate creature celesti festanti e inneggianti canti di osanna, in un tripudio di gloria perenne.
Il trionfo di Maria trova il suo suggello nella definitiva cacciata agli inferi di Satana e dei suoi Angeli ribelli, che vengono raffigurati nella parte inferiore del quadro mentre cadono rovinosamente verso il basso, quasi oltrepassando la cornice del quadro, e precipitare per sempre nel fuoco eterno dell’Inferno.
Per completare il dipinto, nella parte superiore e inferiore della cornice centrale, il pittore ha raffigurato San Giuseppe, lo sposo di Maria, e San Giacomo, a cui la Chiesa è dedicata.
Il pittore rappresenta San Giuseppe in piedi, mentre sosta nel mezzo di un sentiero che si dipana lungo una vallata circondata da montagne, nei pressi di alcune palme. Indossa il tipico mantello sopra una larga tunica ed ha lo sguardo rivolto verso il cielo. La mano sinistra è appoggiata sul petto, segno del totale abbandono alla volontà del Signore, mentre la mano destra impugna un bastone con in cima boccioli di gigli bianchi. Sta ritornando a Nazareth, provenendo da Gerusalemme, dove era stato convocato dai sacerdoti del Tempio insieme ad altri pretendenti, per scegliere chi dovesse prendere in moglie la giovane Maria. Il miracolo del suo bastone, è il segno tangibile che il Signore lo aveva scelto per diventare lo sposo della Vergine Maria.
Invece, San Giacomo Apostolo (figlio di Zebedeo, detto il Maggiore per distinguerlo dall’altro apostolo Giacomo di Alfeo detto il Minore) è raffigurato in atteggiamento meditativo, con la mano sinistra appoggiata sulla guancia e lo sguardo assorto che va “oltre”, come se stesse contemplando la Gloria di Maria Santissima. Ha i capelli e la barba folti, indossa un mantello rosso (simbolo del martirio) ed una tunica verde con le maniche rimboccate. Interessante notare come il volto di San Giacomo è quello del sacrestano dell’epoca, come viene riportato nella testimonianza di Ferdinando Tedesco aiutante del pittore, il quale così ricorda: “Un giorno nella Chiesa di San Giacomo avvolse il Sagrestano in un lenzuolo, lo drappeggiò sulla sua persona e dipinse il suo maestoso San Giacomo, che ancora oggi troneggia nella volta della Chiesa a contemplare la Gloria di Maria Santissima.
Alla sua sinistra, appoggiati su di uno spuntone di roccia, sono raffigurati: una conchiglia, ed un rotolo di pergamena aperto, simbolo della Parola di Dio.
Sul foglio di pergamena appare la scritta: “SPICULATOREM OSCULATUS EST JACOBUS ET DIXIT PAX TIBI SIT” ovvero “GIACOMO BACIÒ L’ACCUSATORE E DISSE LA PACE SIA CON TE”. con il chiaro riferimento all’episodio del martirio di San Giacomo riportato sia negli Atti degli Apostoli (cap. 12 vv. 1-2) che nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, dove vengono riferiti alcuni particolari del martirio di Giacomo, che morì decapitato insieme al suo accusatore, il quale chiese di aderire alla fede cristiana e di essere battezzato.
Nel volume, inoltre, viene dedicato un capitolo sulla storia della “Congregazione di Maria SS. della Purità” che ha avuto una lunghissima tradizione popolare sin dal 1768, quando fu istituita con Regio Exequiatur da Ferdinando IV, Re di Napoli e delle Due Sicilie, per iniziativa di alcuni Confratelli che avevano la loro sede presso la Chiesa di San Giacomo. Negli anni ’30 del secolo scorso, la Congregazione era ancora attiva quando rettore era Don Giovanni Miscio e tra i Confratelli vi era Lucia Prencipe, la benefattrice che ha sopportato a proprie spese il costo della realizzazione del dipinto. E tra i Confratelli sicuramente era presente Raffaele Lombardi che svolse per quarant’anni il ruolo di Priore della Congregazione sino al 1984, passando poi il testimone al figlio Avv. Giuseppe Lombardi, nominato Delegato Vescovile carica che manterrà sino al 2005 quando rassegnò il mandato all’Arcivescovo di Manfredonia.
E per fare memoria di tutto ciò, è presente tra di noi l’Avv. Raffaele Lombardi, nipote del priore e figlio del Delegato Vescovile, che illustrerà la storia della Confraternita.
Da ricordare anche la presenza storica sin dal 1901 dell’Apostolato della Preghiera, tuttora attivo con l’adesione costante di numerosi fedeli, tra i quali la zelatrice Teresa Monopoli Fini che ci parlerà della storia di tale associazione.
Al termine di questa presentazione, voglio ancora una volta ringraziare tutti Voi per quanto avete fatto per onorare la memoria dell’artista milanese, per l’accoglienza e l’ospitalità che sempre mi riservate ogni volta che ritorno in questo luogo e che mi ha permesso di intrecciare la mia vita con quella della Vostra Comunità di San Giovanni Rotondo, e ritrovare così, come accadde a mio nonno, il pittore Natale Penati da Milano, persone care ed amicizie vere e profonde.
Concludendo, voglio riprendere quello che ha scritto Don Stefano: “ci stia a cuore la ottimale conservazione dei dipinti”. In effetti è davvero opportuno dare corso ad un approfondito intervento di restauro del dipinto, per ridare quell’originale splendore che il pittore Natale Penati aveva saputo imprimere con la sua capacità e vena artistica.
Dott. Roberto Penati
nipote del pittore Natale Penati