Atti della conferenza “Il Cav. Francesco Morcaldi, sindaco di Padre Pio”
L’incontro si è tenuto nella Sala Consiliare il 26 ottobre 2004, con il patrocinio del Comune di San Giovanni Rotondo, in occasione della ristampa a cura dello stesso del libro “S. Giovanni Rotondo nella luce del Cristianesimo”, scritto dal Cav. Francesco Morcaldi. Gli interventi sono stati preceduti dalla proiezione di una serie di fotografie del Cav. Francesco Morcaldi riguardanti alcuni momenti significativi della sua vita politica e il rapporto di amicizia con Padre Pio, e del filmato dell’inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza con il discorso tenuto dal Cavaliere. Atti della Conferenza: Sala consiliare del comune di S. Giovanni Rotondo. Conferenza. 1 – Sala consiliare del comune di S. Giovanni Rotondo. Conferenza.- Saluto del Commissario Prefettizio, Dr. Michele di Bari; 2 – Relazione di Giulio Giovanni Siena sul tema “Il Cavaliere Francesco Morcaldi nella vita di Padre Pio e nella Storia di San Giovanni Rotondo”; 3 – Intervento del Dr. Carmine Stallone, Presidente della Provincia di Foggia; 4 – Intervento di Fr. Nazario Vasciarelli, Guardiano-Rettore del Convento di Santa Maria delle Grazie dei frati Cappuccini di San giovanni Rotondo e della Chiesa “San Pio da Pietrelcina”; 5 – Intervento di S.E.R. Mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo di Manfredonia- Vieste – S. Giovanni Rotondo e Delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina. 6 – Intervento di Antonio Morcaldi, figlio del Cav. Francesco. Moderatore: Giulio Siena – Giornalista.
1 – Saluto del Dr. MICHELE DI BARI, Commissario Prefettizio di San Giovanni Rotondo
Io credo che questo incontro segni anche una tappa fondamentale di quelle che sono le aspirazioni di una comunità e che in questa sala consiliare si compendiano e soprattutto si miscelano a quelle che sono anche le aspettative di ognuno di noi qui a San Giovanni Rotondo.
Io voglio ringraziare un po’ tutti voi per questa calorosa partecipazione in occasione della ripubblicazione di questo testo scritto – posso dirlo impropriamente – da un mio predecessore negli anni ’50. E’ stato un amministratore lungimirante, un amministratore cioè che ha saputo guardare alla realtà di quei tempi ma con un occhio e con la mente rivolta verso il futuro.
Il Cav. Francesco MORCALDI, credo che sia stato un amministratore che ha tentato in tutti i modi di comporre gli interessi di tutti, di tentare la mediazione istituzionale, di comprendere cioè profeticamente che la comunità dei Cappuccini, l’opera di S. Pio da Pietrelcina potevano diventare, dovevano diventare un tutt’uno con questa comunità laica di San Giovanni Rotondo.
Credo che abbia avuto moltissime difficoltà, perché nessuno è padrone dei propri tempi se non ha un’aspirazione interiore per guardare meglio in un futuro; e credo che questa caratteristica e queste virtù il Cav. MORCALDI c’è le avesse tutte, perché ha tentato di contrastare anche le autorità ecclesiastiche – ma io credo col garbo che gli era congeniale – cioè ha tentato in tutti i modi di comporre a unità , riuscendoci , eventi che hanno travalicato i tempi che potevano travolgere le comunità locali, che le potevano spezzare, le potevano cioè rendere una nullità rispetto ad una prospettiva futura; che poi i tempi gli hanno dato ampiamente ragione.
San Pio nel filmato ha detto « questa è una creatura, la Casa Sollievo della Sofferenza, che ha bisogno di essere alimentata giorno dopo giorno» e allora le istituzioni con generosità , io ritengo che debbano farsi carico di questa aspirazione, perché ritengo che San Giovanni Rotondo non può essere disgiunta, assolutamente, inderogabilmente da una realtà che è sotto gli occhi di tutto il mondo. Allora il grazie veramente sentito soprattutto alle autorevoli autorità che sono qui con me in particolare modo a S. E. Mons. D’AMBROSIO, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e delegato Pontificio per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina, per la Sua presenza a distanza di anni – perché il tempo poi riesce a dare soluzioni umane, probabilmente a steccati che nessuno poteva riuscire a capire – in una sala consiliare in una accezione di unità, di partecipazione, di mutua collaborazione, di reciproco scambio di idee, perché è giusto che sia così; e a me ha fatto anche molto piacere , che l’Arcivescovo nella sua prima lettera pastorale di questo anno abbia fatto cenno al suo predecessore Mons. Gagliardi e alla possibilità che possa essere rivisto un giudizio storico che probabilmente necessita almeno di approfondimenti.
Ecco la storia, ma soprattutto il modo di comporre le situazioni vanno studiate in modo acritico, scevri e oggettivi da giudizi perché credo che questo sia l’aspetto più importante affinché le istituzioni possano proficuamente collaborare.
Al Presidente della Provincia, dott. STALLONE, grazie, perché è una presenza di casa ma, soprattutto una presenza di vicinanza a questa comunità, ed è una vicinanza sentita perché io ritengo che anche l’istituzione provinciale su questo fronte debba farsene carico perché San Giovanni Rotondo non è la città del Gargano, della provincia di Foggia, ma è la città in cui il mondo intero la guarda con attenzione tutti i giorni.
Alla comunità cappuccina di San Giovanni Rotondo, in particolare al Rettore e Guardiano del convento S. Maria delle Grazie fra Nazario VASCIARELLI – auguri innanzi tutto per la sua nuova nomina – buon lavoro. Un’attenzione particolare in questo periodo noi rivolgeremo anche agli aspetti che riguardano quella comunità cappuccina perché riteniamo che sia dovere, obbligo istituzionale operare – ovviamente nell’ambito delle leggi e della stretta legalità ma comunque, con la partecipazione e la incisività necessaria – affinchè tante problematiche vengano perlomeno, se non risolte, portate in una programmazione, in modo che chi verrà dopo di me ne potrà raccogliere proficuamente il testimone.
Ringrazio anche il figlio del Cav. MORCALDI perché, con la dolcezza e lo spirito che gli è quasi indefittibilmente legato alla sua persona, appena sono arrivato qui ha sentito il dovere di manifestare questa iniziativa che a dir la verità è stata già programmata dalla precedente amministrazione. Noi la portiamo solo a compimento; ma la condividiamo, perché riteniamo con il MORCALDI che questa opera è un’opera di generosità, ma soprattutto di vera testimonianza, nei confronti della comunità di San Giovanni Rotondo.
E al relatore, lo storico Giulio Giovanni SIENA rivolgo il mio saluto e quello della città perché anche lui possa proficuamente andare avanti e darci una mano, nei limiti delle sue possibilità.
Il Cav. MORCALDI ritengo che sia un amministratore che debba ancora essere molto conosciuto. E, in un’ epoca nella quale le istituzioni spesso non riescono probabilmente a conoscere le problematiche delle proprie comunità, questo amministratore, che deve essere ulteriormente conosciuto, riguarda lo scibile di ognuno di noi, in sede locale e non. Egli è riuscito a fare ciò che spesso noi, con gli atteggiamenti soliti, probabilmente – tra virgolette – “della politica”, non riusciamo a fare.
Probabilmente una testimonianza alimentata da questa iniziativa potrebbe fortemente contribuire a dare slancio ad una classe dirigente che vedrà questa comunità partecipare alle sue proprie azioni e alle sue proprie iniziative. Grazie.
2 – Relazione di GIULIO GIOVANNI SIENA
“Il Cavaliere Francesco Morcaldi nella vita di Padre Pio e nella storia di San Giovanni Rotondo”
Penso che, per un singolare disegno della Provvidenza, sia molto difficile, se non impossibile, parlare dell’influenza che ha avuto il Cavaliere Francesco MORCALDI nella vita di Padre Pio, e viceversa, senza implicare necessariamente nel discorso anche la storia di San Giovanni Rotondo, dal momento che – come vedremo – tra Padre Pio, San Giovanni Rotondo e Francesco Morcaldi, è intercorso un rapporto secondo cui l’uno non ha potuto fare a meno degli altri.
Chi era il cav. Francesco Morcaldi o “Don Ciccio Morcaldi”, come tutti noi rispettosamente lo chiamavamo quando era tra noi?
Era un uomo dalla fede pura, dal coraggio non comune. Era generoso, leale, intelligente. Aveva la parola facile, era ammirato da tutti, anche dagli avversari politici. La stima della popolazione non gli venne mai meno, grazie al suo spirito conciliativo. Aveva uno spiccato senso della Patria e della famiglia.
Interventista convinto, prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale comandante di compagnia, meritando elogi per atti di valore. Malgrado fosse stato ferito ad una gamba in un’azione oltre i reticolati, durante un’offensiva sferrata dal nemico non esitò a riprendere il comando della sua compagnia. Ma fu colpito da altre schegge di granata, rischiando di morire dissanguato. Fu quindi catturato e dopo tre mesi di ospedale venne internato in un campo ungherese. Il suo spirito indomito lo spinse ad evadere insieme al cap. Vannetti di Firenze, ma fu ripreso e rinchiuso in un campo sul lago di Balaton.
Rientrò in Italia dalla prigionia nel mese di novembre 1918 e continuò il servizio presso i comandi di presidio di Massa Carrara e di Foggia, congedandosi nel 1921.
Al loro primo incontro, Padre Pio per consolarlo della perdita di alcune persone a lui care, gli disse: «i tuoi parenti non ci sono più, ma sono qui con te. Tu non li vedi. Coraggio, le sofferenze sono pene salutari della vita, se benedette ed offerte al Signore». «Da allora – si legge nei suoi appunti – rimasi attaccato al Buon Padre da Venerazione ed affetto filiale: la Provvidenza volle che gli fossi accanto e potessi collaborare all’azione di Apostolato e di Carità che egli svolse, attraverso la quale questa zona isolata e misera del Gargano doveva trasformarsi in una cittadina ridente e piena di vita ed in un luminoso faro di spiritualità».
All’epoca la popolazione di San Giovanni Rotondo era costituita in maggioranza da proprietari di piccoli appezzamenti di terreno che spesso si dedicavano anche alla pastorizia, poiché il nostro comune aveva ed ha uno dei territori più vasti della provincia. C’era dunque, rispetto agli altri paesi del Gargano, un certo benessere.
Ciò nonostante, quando il Morcaldi iniziò a calcare la scena politica l’ordine pubblico del paese presentava un quadro veramente allarmante, con l’abigeato dilagante che metteva a rischio la vita dei contadini, i furti, la carenza di vigilanza, la disoccupazione dei braccianti, i ricatti, e persino i sequestri di persona. Ma preoccupava soprattutto la situazione politica.
Nel 1919 il clima politico si surriscaldò, particolarmente dopo lo scioglimento del consiglio a guida socialista.
Nella nostra provincia i dirigenti socialisti facevano leva sulla forza delle masse e sulla loro fame di terra per trasformare la società. A San Giovanni Rotondo prevalse la linea “massimalista” ed i contadini, anche se nella stragrande maggioranza dei casi la terra la possedevano già, si lasciarono infiammare dal mito della rivoluzione russa per averne dell’altra, anche dopo il decreto del Ministro Visocchi che stabilì l’assegnazione delle terre incolte agli ex combattenti.
Sul fronte opposto i partiti uniti in un fascio con il Partito Popolare erano determinati a contrastare con ogni mezzo il loro disegno politico.
Le nuove elezioni comunali si svolsero nel 1920, con le opposte fazioni che si fronteggiavano minacciosamente.
La vittoria arrise inaspettatamente ai socialisti, che decisero di festeggiarla collocando sui balconi del Municipio la bandiera rossa, al posto del tricolore. I partiti del Fascio reagirono sdegnosamente e minacciavano di impedirlo con ogni mezzo.
Quando il Morcaldi – che era l’animatore del partito popolare – capì che le cose stavano precipitando, ritenne suo dovere informare Padre Pio. E il Padre, conoscendone il prestigio, lo supplicò di fare di tutto per scongiurare i temuti incidenti.
«Va’, avvicina i capi, placali…» – gli disse.
Lui obbedì e cercò di convincere i capi massimalisti a riflettere sulle prevedibili conseguenze del loro disegno, invitandoli a non compiere atti inconsulti.
Ma ambedue i capi interpellati respinsero sdegnosamente le sue esortazioni, affermando che la Sezione del partito «era decisa ad agire».
Purtroppo, questo increscioso capitolo di storia sangiovannese, si concluse – come sappiamo – con i 14 morti e l’ottantina di feriti del 14 ottobre 1920.
Quel giorno “Don Ciccio Morcaldi” era al bosco. Quando un incaricato lo raggiunse per informarlo dell’avvenuto eccidio, tornò trafelato in paese e andò da Padre Pio.
Questi, affranto dal dolore, concluse il colloquio dicendogli:
«Il paese ha bisogno di te; unisci gli animi e guidalo».
Il giovane, che allora aveva appena trentuno anni, si sentì come requisito e avvertì tutto il peso e la responsabilità di queste parole. Dopo quello che era successo, attuare il desiderio del Padre era davvero cosa ardua. Difatti gli attriti proseguirono per un certo tempo.
Ma il Morcaldi, diventato nel frattempo segretario del Partito Popolare, ricucì pazientemente gli strappi e nel mese giugno 1922 lanciò a tutti i partiti un secondo appello alla pace, spronandoli ad agire – testuali parole – «in sincera intesa», per il bene del paese.
Alla sua azione pacificatrice egli attribuirà il grosso successo elettorale ottenuto nel 1923, quando fu eletto per la prima volta – con voto plebiscitario – sindaco di San Giovanni Rotondo, dopo l’avvicendamento di ben quattro Commissari Prefettizi, prevalendo sul potente Avv. Teodorico Lecce.
Sotto l’influsso dello spirito conciliativo diffuso dal nuovo sindaco, tutto sembra cambiare.
In brevissimo tempo gli odi tra i partiti si smorzano e i sangiovannesi, sotto la guida sapiente e illuminata del sindaco Cav. Francesco Morcaldi, si stringono attorno alla figura di Padre Pio per raggiungere il vero riscatto, quello che non si conquista all’ombra minacciosa delle bandiere politiche, ma inalberando il vessillo luminoso della fede.
Il popolo lo stima. E quando qualcuno per ventura non gli usa il dovuto rispetto, viene pubblicamente biasimato, come avviene nel 1924.
In vari punti del paese comparve una scritta che oggi farebbe sorridere: «Abbasso il Sindaco». Eppure il consiglio d’amministrazione ritenne doveroso riunirsi d’urgenza per esprimere la più profonda deplorazione per un atto definito «inconsulto e vigliacco» e per deliberare «la schietta e sincera ammirazione e l’incondizionata fiducia verso il beneamato Sindaco Cav. Morcaldi Francesco»
Una stima che gli verrà tributata nuovamente nel 1927, con la nomina a Podestà su designazione plebiscitaria di tutte le Organizzazioni combattentistiche, sindacali e politiche del paese, e, ancora, con l’elezione a sindaco nelle tornate elettorali del 1954 e del 1963.
La pace sociale era un bene prezioso di cui si era persa la memoria. E i sangiovannesi dovrebbero riconoscere a Padre Pio e a Francesco Morcaldi il merito immenso di avergliela restituita con la loro azione comune, ponendo così le basi per la rinascita della nostra città.
Sono anni in cui il paese è investito da nuovi fermenti di vita religiosa, grazie anche alla straordinaria attività di apostolato delle numerose donne uscite dalla scuola di Padre Pio, coordinate da Angela Serritelli, presidente del Terz’Ordine Francescano, nonché segretaria del Fascio e collaboratrice del Morcaldi.
Questa nuova armonia del corpo sociale venne però turbata dagli esposti dei nemici di Padre Pio e dai conseguenti provvedimenti restrittivi del Sant’Ufficio, nonché dai ripetuti tentativi di trasferimento di Padre Pio, che noi ben conosciamo.
Entrano in gioco qui le epiche lotte e provvidenziali sommosse del popolo sangiovannese, in difesa di un povero frate colpevole soltanto di voler soffrire abbracciato alla croce di Cristo che nella sua storia di immensa sofferenza trovava il tempo di pensare concretamente alle famiglie dei tribolati e alle necessità dei poveri del paese.
Nel 1922 il Morcaldi, nel consegnare al Padre Guardiano di Foggia una raccolta di 2800 firme di sangiovannesi e sammarchesi – avente lo scopo di ammonire le autorità ecclesiastiche – sconsiglia qualunque tentativo di trasferimento di di P. Pio prevedendo altrimenti “incresciose conseguenze”.
C’era il rischio, infatti, che l’indole non certo pacifica dei sangiovannesi, potesse provocare gravi incidenti e tutti, comprese le autorità ecclesiastiche, ne erano consapevoli.
Se non scorse sangue lo si deve al Cavaliere Morcaldi, il quale fu abile tanto nel mobilitare la popolazione quanto nell’ammansirla nel momento del pericolo, ottenendo alla fine prima la sospensione dell’allontanamento di Padre Pio da San Giovanni Rotondo, nel mese di agosto 1923, e poi la liberazione dall’isolamento, avvenuta nel 1933. In questo ebbe al suo fianco uomini valenti come il dott. Leandro Giuva, il dott. Luigi Collicelli, Michele Mondelli, Luigi Massa, i quali hanno scritto la loro di parte di storia nelle vicende di Padre Pio insieme al popolo tutto e a uomini d’azione come Nicola Cascavilla, Giovanni Fiorentino, Filippo Ferrara, Tommaso Sassano, Mario Campanile e tanti altri.
Che il Morcaldi fosse il coordinatore tenace e intelligente delle sommosse è fuori discussione, perché è testimoniato anche da chi vi partecipò.
Egli aveva a Roma, anche in Vaticano, validi amici ed informatori che stimavano Padre Pio e che lo preavvisavano delle mosse delle autorità ecclesiastiche. Quando dalla capitale, ad esempio, arrivava una cartolina non firmata con la scritta «saluti», il “Nostro” capiva che c’era un trasferimento in atto. Si spiega così il tempismo eccezionale con cui egli mobilitava la popolazione per andare in soccorso di Padre Pio. Uno degli informatori era Mons. Valbonesi.
Fino agli inizi degli anni trenta per il Morcaldi fu tutto un esplodere di movimenti popolari, un correre a Foggia e Roma, presso la Santa Sede, presso i Superiori Provinciali e Generali dei Cappuccini, coadiuvato e sorretto moralmente da don Luigi Orione, tanto che, prevedendone la recente canonizzazione, era solito dire: «il Signore mi ha voluto bene, facendomi vivere in mezzo a due santi».
Uno degli episodi più preoccupanti per l’ordine pubblico si verificò con la pubblicazione nel mese di giugno 1923 del decreto del Sant’Ufficio che proibiva a P. Pio di celebrare messa in pubblico e di avere corrispondenza spirituale coi fedeli.
L’indomani, sparsasi anche la voce di un suo prossimo trasferimento, i sangiovannesi dimostrarono di essere veramente pronti a sacrificarsi per il Padre. La folla scesa in strada. Furono pronunciate minacce contro i presunti responsabili dei ricorsi alla Santa Sede. I fascisti istituirono una guardia fissa al convento, pedinavano chiunque; minacciavano i sacerdoti in arrivo, ritenuti emissari della Santa Sede giunti per rimuovere Padre Pio dal convento. C’era rischio di scontri con le forze dell’ordine.
Il sindaco Morcaldi istituì subito un comitato di protesta e fu indetto un comizio, per far capire alle autorità tutorie che le cattive intenzioni del nostro popolo erano reali.
Fortunatamente il Prefetto, interessato dallo stesso sindaco, comunicò tramite i carabinieri la notizia che le autorità ecclesiastiche non avrebbero più rimosso il Padre. Gli animi si placarono.
Ma il 26 mattina Padre Pio non scese in chiesa. Era la conferma che gli era stato vietato di celebrare Messa in pubblico.
Apriti cielo!
I presunti provocatori delle persecuzioni di Padre Pio per poco non furono linciati. Poi la folla si portò in Piazza dei Martiri, richiamata dai colpi di mortaretti, e formò un corteo di circa tremila persone che fece il giro del paese al grido di «Viva Padre Pio».
In Piazza dei Martiri presero la parola il dottor Leandro Giuva, Luigi Massa e il sindaco Morcaldi.
Il discorso più trascinante e focoso fu quello pronunciato dal sindaco Morcaldi, che a un certo punto gridò:
«Il giorno in cui venisse tentato di toglierci Padre Pio, io non esiterei a svestirmi della carica di sindaco, per divenire un privato cittadino e compiere tutto intiero il mio dovere!»
Vi furono applausi scroscianti. Un fiume impetuoso di persone si portò al convento, dove si gridò, si minacciò e si pretese dal P. Guardiano l’immediata revoca del provvedimento.
Alla fine, sotto le pressioni del sindaco e per paura di disordini, il Superiore cedette, riservandosi di riferire al Padre Provinciale.
Quando il Cav. Morcaldi si affacciò alla finestra con a fianco Padre Pio, le campane suonarono a festa e dalla folla si alzò un urlo formidabile, seguito da un fragoroso applauso e dallo sventolio dei cappelli.
Si legge in un giornale dell’epoca:
«…il Padre, cereo in volto, con gli occhi bassi e gonfi di lagrime e con le mani congiunte in atto di preghiera, appariva oltremodo commosso. Tutti avevano le lagrime agli occhi ed il cappello in mano, inteneriti oltre ogni dire. In ultimo fu chiesto ed ottenuto che Padre Pio scendesse in chiesa per dare la benedizione. (…) Le autorità religiose traggano da questa manifestazione proficuo ammaestramento, e gli individui denigratori imparino a proprie spese che è pericoloso offendere la fede di un popolo»
Ottenuto lo scopo, il corteo si sciolse. Ma un nutrito gruppo di volontari continuò a presidiare il convento a tempo indeterminato.
Per dare all’occorrenza l’allarme alla popolazione, il sindaco fece sistemare una sirena sul municipio e l’affidò al valoroso Michele Mondelli, presidente dell’Associazione dei Mutilati. Questi, pur avendo una gamba sola, rimase famoso per aver scavalcato con un amico il muro di cinta del convento al fine di dissuadere con le minacce il Padre Guardiano dal far partire Padre Pio.
Durante il tumulto molti sangiovannesi avevano con sé bastoni, roncole, forche e altre armi bianche. Altri portavano di nascosto armi da fuoco o erano pronti a prelevarle da nascondigli situati vicino al convento. E’ proprio vero che il troppo amore non fa ragionare!
Naturalmente Padre Pio era figlio dell’obbedienza e soffriva disperatamente per quanto stava accadendo. Perciò scongiurava Francesco Morcaldi di desistere dalla lotta, per timore che la sua persona potesse essere causa di incidenti. Ma in questo il Cavaliere se ne andò per la sua strada, convinto che prima o poi sarebbe riuscito a ridare al Padre la libertà. Egli poteva ben dire – come diceva : «Io sono il sindaco di Padre Pio»!.
Alla fine, il premio arrivò negli anni 1933 e 1934: l’amato Padre venne riammesso a celebrare messa nella chiesa del convento, a confessare i religiosi fuori di essa, a confessare gli uomini e, infine, a confessare le donne. La lunga segregazione era finita.
Ci resta, come atto scritto di riconoscenza del nostro Santo, l’ormai famosa lettera del 12 agosto 1923 indirizzata a Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo, e un plauso va all’amministrazione uscente che ha avuto la sensibilità di affiggere in Piazza Padre Pio, per i posteri, una lapide commemorativa riportante il testo della lettera, ad eterna memoria di un reciproco rapporto d’amore intercorso tra il santo e il popolo di San Giovanni Rotondo.
Ritengo opportuno, in questo contesto, rileggerla:
«Illustre Sig. Sindaco, i fatti svoltisi in questi giorni mi hanno profondamente commosso e mi preoccupano immensamente perché mi fanno temere che io possa essere involontariamente causa di luttuosi avvenimenti per questa mia cara cittadina.
Io prego Iddio che voglia allontanare tale iattura, riversando su di me qualunque mortificazione. Però se, come Ella mi ha comunicato, è stato deciso il mio trasferimento, io la prego di adoperarsi con ogni mezzo, perché si compia la volontà dei Superiori, che è la volontà di Dio, ed alla quale io obbedirò ciecamente.
Io ricorderò sempre cotesto popolo generoso nella mia povera ed assidua preghiera, implorando per esso pace e prosperità e quale segno della mia predilezione, null’altro potendo fare, esprimo il mio desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra.
Con osservanza mi dico tutto suo nel dolce Signore, 12 agosto 1923, Padre Pio da Pietrelcina».
Padre Pio nutriva per Francesco Morcaldi una stima e un affetto veramente particolari. Egli, a sua insaputa, si prodigò addirittura per una raccomandazione presso il Ministero dell’Interno al fine di farlo rieleggere sindaco nel 1927. Nella lettera Padre Pio parla di «degnissima persona di ogni riguardo, e tanto bene ha fatto a questo comune, ed in questo è l’unico, senza tema di smentita».
Quando P. Gerardo Saldutto, a distanza di anni, mise al corrente il Morcaldi dell’esistenza di questa lettera, egli scoppiò in lacrime, colpito da tanta attestazione di stima e di affetto.
Nessuno può comprendere i disegni della Divina Provvidenza, ma essa deve aver agito sui passi di F. Morcaldi, giacché ha voluto che egli fosse sindaco in anni veramente cruciali o importanti della vita di S. Pio da Pietrelcina e della storia di S. Giovanni Rotondo: come nel 1925, quando, dopo una lotta amministrativa pluridecennale con le autorità provinciali, portò a coronamento il sogno sei sangiovannesi di restituire il convento ai frati cappuccini, firmando il contratto di enfiteusi perpetua, o nel 1956, quando si inaugurò la Casa Sollievo della Sofferenza o, ancora, nel 1959, quando arrivò dal cielo, tra l’ovazione popolare, la statua della Madonna di Fatima, che operò la prodigiosa guarigione di Padre Pio.
Che dire poi dei tanti provvedimenti amministrativi e delle opere pubbliche realizzate nella nostra città durante i suoi quattro mandati?
– si inaugura l’ospedaletto “S. Francesco”, voluto e finanziato da Padre Pio per i poveri, nel 1925;
– si esuma il vecchio progetto della strada Cagnano-San Giovanni del 1885 e si sventa il tentativo di deviarla verso Frazione di Montagna;
– si realizza l’edificio scolastico di Viale Kennedy;
– si inaugura la rete di pubblica illuminazione, promossa per iniziativa del dott. Leandro Giuva e del Sig. Giulio Siena;
– si ottiene l’impianto idrico dall’“Ente Autonomo Acquedotto Pugliese”;
– si bonifica il fosso di raccolta dei residui putridi, insano e maleodorante, e al suo posto sorge lo splendido Parco delle Rimembranze con il monumento ai Caduti;
– si acquista un sottano e viene sventrato per collegare via S. Caterina all’allora Corso Nazionale, andando incontro a un grosso problema degli abitanti, costretti a lunghi giri viziosi per rientrare nelle loro case;
– si inaugura una nuova ala del cimitero;
– si istituiscono numerose scuole rurali e una scuola musicale;
– si ricostituisce la banda, con i concerti domenicali;
– nasce il servizio di pesa pubblica che stroncò l’uso truffaldino di stadere truccate;
– si istituiscono i carri-botte e si progettano le fognature, con grande beneficio per la sanità pubblica;
– persino nel campo atletico San Giovanni Rotondo primeggia a livello provinciale, grazie al peso dato dall’amministrazione alle manifestazioni sportive.
Nel libro ristampato dall’Amministrazione Comunale il Morcaldi passa in rassegna tutte queste opere e alla fine, con un comprensibile e giusto scatto di orgoglio, esclama:
«Può ben dirsi che furono questi i primi segni certi dell’ascesa della comunità di San Giovanni Rotondo».
Come non dargli ragione?
Ma, contrariamente a quanto avviene oggi, egli fu anche pronto a frenare gli eccessi che avrebbero potuto ritorcersi contro l’onore la città.
Così nel 1924 il consiglio municipale respinse una proposta di edificazione di un albergo di una società forestiera, affinché non si potesse dire che si voleva industrializzare e sfruttare la presenza di Padre Pio!
Francesco Morcaldi ricoprì anche cariche in enti diversi dal Comune.
Fu presidente della sezione locale degli ex combattenti, dirigente della Democrazia Cristiana nel 1946, attivissimo Deputato Provinciale addetto ai lavori pubblici nel 1948, componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Agrario Provinciale, Presidente dell’Associazione di Rinascita Garganica nominato dai sindaci del promontorio, primo presidente della sede sangiovannese dell’Ente Nazionale Italiano per il Turismo.
Nel 1954 fu eletto nuovamente sindaco della città, carica che riuscì a tenere con dignità e prestigio fino al 1958, mandando a termine molte altre opere pubbliche e accogliendo i ministri Medici e Gui, in visita ufficiale a S. Giovanni Rotondo. Ma soprattutto accolse con un abbraccio Padre Pio che onorò con la sua presenza questo Palazzo di Città, firmò il registro degli ospiti illustri e dal balcone centrale benedisse la popolazione esultante, raccolta in Piazza dei Martiri.
Venne infine rieletto sindaco nel 1963…
A questo punto credo che sia lecito porsi una domanda, che non vuole essere assolutamente provocatoria:
«Che ne sarebbe stata della vita di Padre Pio o della storia di San Giovanni Rotondo se fossero venuti a mancare il carisma, la fede e l’opera preziosa e tenace del cav. Francesco Morcaldi?»
I fatti mi inducono a credere che Padre Pio sarebbe stato trasferito in chissà quale convento della Spagna o delle Marche – dove avrebbe comunque percorso un cammino di santità (sia ben chiaro), ma diverso – e che i sangiovannesi, anziché aggrapparsi con tutte le forze alle sue vesti per costruire il proprio futuro, avrebbero continuato ad arrovellarsi in stagioni politiche caratterizzate dalla litigiosità o dall’odio.
Ed è un peccato che in questi ultimi decenni parte della leadership sangiovannese abbia perso facilmente di vista l’obiettivo comune, privilegiando la politica dello scontro alla politica costruttiva del sano confronto, la sola che può assicurare un futuro dignitoso alla nostra cara ed amata città.
Non sempre la storia è maestra di vita, principalmente quando si ha la memoria corta!
Penso che sia invece necessario volgere lo sguardo al passato e riscoprire la figura di “Don Ciccio Morcaldi”, per emularlo come cittadini, come politici e come amministratori pubblici, con l’impegno reciproco di lavorare insieme per ricreare in San Giovanni Rotondo un clima più sereno, degno della città di San Pio da Pietrelcina. Solo così potremo ritornare nel sentiero del progresso civile già tracciato per noi dalla Divina Provvidenza, dal quale, purtroppo, ho l’impressione che ci stiamo allontanando.
Su questo i partiti dovrebbero meditare e confrontarsi nel prossimo futuro, anche durante la prossima campagna elettorale. Il resto verrà di conseguenza.
Ciò rassicurerebbe i figli Tonino, Fortunata, Carolina, la nuora Giovanna e tutto il popolo di San Giovanni Rotondo che gli sforzi spesi dal cav. Francesco Morcaldi e le sofferenze offerte al Signore da Padre Pio per assicurare pace e prosperità a questa terra, non sono stati spesi invano.
Grazie.
3 – Intervento del Dr. CARMINE STALLONE
Presidente della Provincia di Foggia, Presidente provinciale dell’Ordine dei medici, Primario di nefrologia dell’Ospedale C.S.S. di S. Giovanni Rotondo
Buonasera a tutti, Eccellenza, alle autorità tutte, ai miei concittadini. Sono veramente lusingato dell’invito che mi avete rivolto e mi sento profondamente onorato di contribuire alla commemorazione del personaggio straordinario quale è stato Francesco MORCALDI.
Personalmente sono amico della famiglia Morcaldi, dell’affettuosissima Carolina che non manca occasione insieme agli altri figli per essermi vicini in tutte le occasioni festive .
La provincia di Foggia che ho l’onore di presiedere, in passato ha avuto il piacere di averlo tra i suoi banchi, essendo egli stato consigliere ed assessore provinciale dal 1948 al 1952 sotto la presidenza dell’ avv. Annino Gentile con la delega ai lavori pubblici, incarico che egli seppe con la dedizione ed il rigore morale che gli sono stati sempre universalmente riconosciuti.
Si distinse in particolare per l’organizzazione di diversi cantieri di lavoro (tante strade, tanti edifici, tante opere
Pubbliche furono realizzate) che all’epoca era uno strumento diffuso per dare lavoro ai numerosissimi disoccupati che rappresentavano la pesante eredità del conflitto bellico e nello stesso tempo per realizzare opere pubbliche soprattutto nel settore della viabilità.
In sostanza l’amministrazione anziché appaltare lavoro all’esterno, realizzava le sue opere in economia contribuendo nello stesso tempo ad alleviare quella gravissima piaga sociale che era rappresentata dalla disoccupazione.
Il comune di San Giovanni Rotondo ha fatto molto bene a promuovere la ristampa del prezioso volume di cui fu autore MORCALDI assieme a questa giornata commemorativa, credo però, che non si debba fermare a questo e che si debbano trovare altri modi per onorare la memoria di Don Ciccio, il primo dei quali potrebbe essere offerto dalla stampa degli atti di questa giornata.
Rendere omaggio ed onore alla memoria di un uomo che tanto ha fatto per il benessere della sua comunità è un gesto di elementare riconoscenza e di gratitudine ma,non è solo questo, possiede anche una sua pregnanza in riferimento al presente se si tratta di uomini come MORCALDI che hanno contribuito ed in modo decisivo a scrivere la storia di questa comunità.
In questo caso non si tratta solo di onorare la memoria ma, di tenerla viva,di custodirne l’eredità morale e culturale che ci ha lasciato.
Il tema della giornata mette in evidenza il legame speciale che ha unito MORCALDI al Santo frate di Pietrelcina, sottolineando giustamente come egli sia stato il Sindaco di Padre Pio, quel sindaco che fu l’animatore delle dimostrazioni popolari per impedire il trasferimento Padre Pio coadiuvato anche dal contributo di Don Luigi ORIONE ,come testé lo storico ci ha detto, infatti era solito dire – e lo ripeto perché è molto significativo – « il Signore mi ha voluto bene facendomi vivere tra due Santi ». Basterebbero queste notazioni a tratteggiare le dimensioni, la statura del personaggio. Ma “Don Ciccio” – veramente P. Pio a volte lo chiamava “Ciccillo” – è stato ancora di più, perché tutta la sua vicenda umana è stata una splendida testimonianza di una concezione della vita quale impegno verso il prossimo.
La sua storia ricorda per molti aspetti quello di un altro grande sindaco cattolico e mi riferisco a Giorgio LA PIRA, sindaco di Firenze, che non esitava a scendere in piazza quando si trattava di difendere le ragioni dei deboli e degli oppressi, di quel popolo fiorentino che egli sentiva suo, in ragione della sua profonda appartenenza alla comunità; è proprio questa speciale appartenenza alla comunità che fa in modo che grandi uomini come Giorgio LA PIRA e Francesco MORCALDI riescono ad intrecciare la loro vita così strettamente ed intimamente a quello della Loro comunità fino a scriverne la storia.
Onorarne e tenerne viva la memoria, custodirne il grande patrimonio morale e spirituale è ben di più di una semplice operazione di recupero del passato, mantenere vivo un ricordo come quello di MORCALDI significa tutelare ed esaltare l’identità della comunità rendendo vivo e perenne il luminoso esempio della loro vita consegnandole alle giovani generazioni.
Con l’impegno a fare da parte della Provincia tutto quanto è necessario perché questa commemorazione non resti fino a se stessa, ma possa costituire l’inizio di un percorso rivolto ad esaltare la figura e l’opera di Don Ciccio MORCALDI, con questo impegno vi ringrazio per l’attenzione che mi avete riservata e colgo l’occasione per rivolgere un augurio a tutti gli amici di San Giovanni Rotondo – lo ha detto poc’anzi il relatore Siena – di ritrovare un nuovo Don Ciccio per pacificare gli animi e far decollare nuovamente questa meravigliosa comunità: lo dice una persona che da ventisei anni sta in mezzo a VoI. Grazie
4 – Intervento di Fr. NAZARIO VASCIARELLI
Guardiano-Rettore del Convento di Santa Maria delle Grazie dei frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo e della Chiesa “San Pio da Pietrelcina”
Pace bene a tutti. Ho l’onore questa sera soprattutto di ascoltare qualcosa non letto in gioventù; però molto mi piace sentirlo questa sera ed è lo spirito con il quale mi sono portato qui: proprio per imparare cose nuove, in questa realtà – per me nuova – di San Giovanni Rotondo. Ed è una bella pagina di storia quella che stiamo vivendo, ricordando, narrando delle cose che ormai sono parte di un cammino comune.
Grazie al dott. Michele DI BARI per l’invito a me rivolto e so di rappresentare in questo momento non solo me stesso ma soprattutto il legame che unisce P. Pio e la città di San Giovanni Rotondo.
E’ un peso grande quello che sento in questo momento; ma sono anche contento. So di rappresentare e di testimoniare, in quest’aula, il legame che unisce i frati cappuccini di Sant’Angelo-P. Pio a questa comunità civile. E il rapporto che si instaura normalmente tra i frati cappuccini e le diverse popolazioni è quello di stima, di affetto, di collaborazione nella ricerca di un unico obiettivo. L’obiettivo grande che noi ci diamo come frati, è quello di giungere alla conoscenza di Dio, di testimoniare Dio, così come ha fatto P. Pio. qui a San Giovanni Rotondo, in maniera eccezionale.
Però, oltre a tutto questo, c’è anche un fare concreto nel sociale. I frati cappuccini, non lo dico io, non voglio fare il CICERO PRO DOMO SUA, sono stati presenti in tutte le vicende storiche belle e dolorose delle diverse realtà come è avvenuto a S. Giovanni Rotondo. Il legame tra i frati cappuccini e la città S. Giovanni Rotondo trova in P. Pio un testimone particolare e intorno a P. Pio si è mossa, si muove e si muoverà tutta una comunità.
Come Padre Guardiano sono veramente grato a questa città di S. Giovanni Rotondo per i tanti confratelli che ha saputo generare, per il legame intenso che tante famiglie hanno con il Convento S. Maria delle Grazie che è parte integrante, non è una zona fuori, è una parte dentro questa realtà diverso titolo, innanzitutto, ribadisco, a livello spirituale. Noi vogliamo essere i frati del popolo, nel rispetto della nostra tradizione. E poi i frati cappuccini qui a S. Giovanni Rotondo insieme a P. Pio non si sono mai stancati di valorizzare il territorio. E questo è bello, perché si sono creati dei rapporti istituzionali, che sono importanti, che devono portare alla valorizzazione di questo territorio a diverso titolo, a livello comunale, a livello provinciale, a livello più in alto, perché oramai San Giovanni Rotondo è una realtà di spessore mondiale. Noi siamo convinti che quest’opera iniziata dai frati cappuccini nel 1540 deve continuare con quello stile semplice, senza proclami sopra le righe, mantenendo i giusti rapporti, i giusti ruoli, senza screditare quelle che sono le nostre presenze, senza invasione di campo, questo è importante perché nel rapporto costruttivo è importante saper stare al proprio posto, perché dando all’altro quello che si ha di specifico si arricchisce l’altro e si arricchiscono le comunità.
Sono convinto anche di un’altra cosa (l’ho ascoltato prima dal relatore, che ringrazio per tutte queste belle informazioni, per questa pagina di cultura sangiovannese): tante cose sono nate nello spirito di P. Pio; sono nate perché lui sentiva fortemente anche la spinta che veniva dalla nostra famiglia religiosa; ed ecco allora l’attenzione a tutto quel mondo della sofferenza morale, spirituale e fisica. Padre Pio è stato il frate e il sacerdote che ha speso il suo tempo nel prosciogliere i tanti fratelli dai legacci di satana, è stata la persona attente a sciogliere i tanti malati dalle tante sofferenze con l’impegno profuso per la sua creatura, la “Casa Sollievo della Sofferenza”. Ma ha fatto anche altro. E i frati cappuccini, i suoi confratelli, con lo spirito proprio che li anima, hanno portato avanti a compimento un’opera architettonica grande che è la nuova chiesa di S. Pio da Pietrelcina. E questa si pone, oggi più che mai, come un luogo nuovo per rilanciare il messaggio di Cristo attraverso l’esempio e la testimonianza di P. Pio da Pietrelcina. Ma c’è ancora tanto da fare. Per questo mi permetto di dire che dobbiamo operare verso un obiettivo comune. E l’obiettivo comune è la valorizzazione di questa città. Dobbiamo togliere alcune etichette che tante volte la stampa, con grande facilità, ha attribuito a S. Giovanni Rotondo. Noi dobbiamo lavorare insieme, tutte le istituzioni , perché questa realtà risplenda per il valore che ha e non per ciò che gli altri vorrebbero che noi fossimo.
San Giovanni Rotondo, i frati cappuccini, la Casa Sollievo della Sofferenza, il nostro Arcivescovo, il Comune, la Provincia , noi tutti dobbiamo collaborare perché veramente emerga questo messaggio sano, profondo, ricco di valori, e non le sciocchezze che tante volte la stampa tante volte ha voluto far trasparire. Un’ultima cosa: la collaborazione porta a volte a fare qualche passo indietro, a privilegiare il bene comune sul bene privato.
Noi abbiamo portato a compimento la nuova chiesa S. Pio da Pietrelcina veramente tra mille difficoltà e non potevamo pensare di camminare sui tappeti; però il rinnovato impegno è quello di favorire la crescita, favorire la collaborazione. Noi ,come frati cappuccini, ci poniamo in una profonda fase di dialogo, di concertazione, di ascolto di quelle che sono le esigenze di questa grande realtà e la realtà più grande che è quella dei pellegrini.
Una cosa che ci ferisce, che ci ostacola, è dover marchingegnare tante cose per arrivare a soluzioni dove il buon senso ci potrebbe portare in maniera immediata. Allora ribadisco il concetto e chiudo, proprio per non dare adito a fraintesi. Il bene comune deve prevalere sul bene privato. L’interesse, la crescita del paese deve prevaleresull’interesse piccolo: le piccole vedute, i piccoli pensieri, i piccoli interessi che qualcuno potrebbe mettere in questa grande avventura che fa di San Giovanni Rotondo un bella realtà. Grazie.
5 – Intervento di S.E.R. MONS. DOMENICO D’AMBROSIO
Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e Delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina
Voglio salutare e ringraziare tutti voi ed in particolare quanti hanno voluto questo momento celebrativo, nel ricordare una figura cara a tanti di voi, una figura legata anche a me da una personale amicizia. DON CICCIO aveva in me il suo sacerdote, il suo confessore, il prete che gli portava l’eucarestia; ma questo fa parte di quel singolare ministero che avvicina a un mondo in cui la discrezione, il rispetto e il silenzio sono dovuti.
Abbiamo sentito varie voci. Abbiamo anche ascoltato una rilettura della vicenda storica di don Ciccio Morcaldi. Una vicenda che non la si capisce senza questo riferimento alla figura di Padre Pio, così come non si può capire la storia di San Giovanni Rotondo senza far riferimento a Padre Pio, così come non si può concepire la storia religiosa di questa nostra terra, soprattutto del secolo passato, senza avvertire quel profondo significato e incisiva riaffermazione dei valori alti della nostra fede che Padre Pio col suo ministero ha ricordato a tutti noi.
Ma io mi permetterei di sottolineare una cosa. I tedeschi, bravi filologi, bravi esegeti – bravi interpreti dunque – quando affrontano un determinato problema parlano del SITZ IN LEBEN, il POSTO NELLA VITA. Noi forse dobbiamo affrontare (questa sera è stato detto molto) qual è il SITZ IN LEBEN di Francesco MORCALDI nella sua vicenda di devota amicizia con P. Pio. E’ un uomo chiamato a particolare responsabilità dalla sua comunità che ha trovato un sostegno, un aiuto, un consigliere nella figura di P. Pio, un uomo con tutte le sue passioni – soprattutto con le sue civili passioni – che in un particolare momento della vita di Padre Pio, lo hanno trasformato, direi, in quell’interprete della volontà di tutto un popolo.
Ma io alla domanda che ha fatto lo storico, io ho una risposta. Che ne sarebbe stata della vita di P. Pio se tra i tanti trasferimenti, o nelle Marche o nella Spagna, qualcuno di questi si fosse realizzato? Certamente P. Pio sarebbe diventato Santo, anzi non possiamo aver nessun dubbio, nessun timore: Padre Pio sarebbe diventato santo.
Cosa ne sarebbe stato di San Giovanni Rotondo? Questo sì. Cosa ne sarebbe stato di MORCALDI? Questo sì.
Ma la cosa bella di questo dialogo, di questa vicenda, è che P. Pio (questo non è apparso, ma questo fa parte di quel sacrario) in fondo ha aiutato questo uomo a percorrere la strada giusta, non solo come pubblico amministratore ma come cristiano che sa di dover rispondere della propria vita, dei propri atti, delle proprie scelte a quel singolare rapporto che ci pone come fedeli ascoltatori di Dio.
Spesso Don Ciccio parlava a me della sua grande amicizia con i figli di Don Orione e dei rapporti con DON ORIONE, un altro santo dei nostri giorni. Padre P. Pio e Don Orione non si sono mai incontrati; però, attraverso strade diverse, i due hanno colloquiato e hanno tentato di portare talvolta a più miti ragioni difensori eccessivamente focosi nella storia di P. Pio. Ci sono delle bellissime lettere di Don Orione in cui si sottolinea il Suo intervento in particolare vicende di P. Pio.
Certo P. Pio è una miniera inesauribile. Perché? Perché la Santità ci pone in quel rapporto unico con Dio. Perché la Santità appartiene a Dio, non all’uomo. Lui però ci fa partecipe della Santità e, poiché appartiene a Dio, allora diventa qualcosa di indescrivibile: la narriamo, ma non riusciamo a raccontarla tutta, perché il mistero di Dio è un qualcosa a cui noi ci affacciamo ma non possiamo penetrarne tutte le straordinarie e immense profondità.
Però… questo dialogo a più voci che questa sera… il relatore…i tanti interventi… ringrazio il commissario prefettizio dott. di Bari, soprattutto per quel richiamo che ha voluto fare all’inizio; il Padre Nazario, con cui viviamo una singolare forma di impegno di servizio alle nostre comunità. A lui mi lega un affetto particolare perché fra Nazario è il secondo sacerdote da me ordinato: io l’ho fatto prete!
Un interrogativo, e poi vado alla conclusione:
«Cosa direbbe Don Ciccio di tutto questo che stiamo facendo?»
Conoscendolo, sono certo che ne sarebbe veramente contento. Un grazie a tutti, un grazie alla famiglia. Però ricordiamoci che nel celebrare delle persone che hanno amato una comunità, che hanno servito, non celebriamo un ricordo storico ma, nel celebrare una storia ci impegniamo a riviverla. Auguri.
6 – Intervento di ANTONIO MORCALDI , figlio del Cav. Francesco
E’ doveroso da parte mia e di tutti i familiari del Cav. Morcaldi ringraziare il Dott. Michele Di Bari, Commissario Prefettizio, che ha voluto che questo Convegno avesse luogo così com’era stato programmato dalla precedente Amministrazione Comunale. Ringrazio anche il Segretario Comunale, Dott. Pellegrino, e l’indispensabile ed importante operatività dell’Ufficio Segreteria.
Consentitemi di rivolgere un particolare ringraziamento all’Avv. Antonio Squarcella il quale nel giorno della consegna della lettera indirizzata da Padre Pio a Francesco Morcaldi, incisa nel marmo in Piazza Padre Pio, nell’apprendere che il libro non era più in circolazione, perché esaurito, si è reso promotore della ristampa di esso a cura dell’ Amministrazione Comunale in segno di riconoscenza e di gratitudine nei confronti di un uomo che tanto aveva dato e tanto aveva fatto per la sua cara cittadina. Non solo, ma assicurò anche che, dopo la ristampa del libro, si sarebbe reso promotore per far incidere nel bronzo, nel Palazzo di Città e nei caratteri medesimi del Padre, le poche righe della lettera del 12 agosto 1923 per esaudire il desiderio espresso dal Cav. Morcaldi, come indicato nel libro alla pago 213. Siamo sicuri che ciò sarebbe avvenuto se ne avesse avuto il tempo.
Desideriamo anche ringraziare i più stretti collaboratori dell’Avv. Squarcella nelle persone del Dott. Franco Fini e del Sig. Tonino Placentino che tanto si sono prodigati per la ristampa del libro come anche tutta l’Amministrazione Comunale che ha contribuito a questa realizzazione.
Siamo grati a S. E. R. Mons. D’Ambrosio per la Sua Patrna Benevolenza nell’aver voluto presenziare a questa commovente cerimonia in ricordo del nostro caro familiare, (a S. E. il Signor Prefetto e Gentile Signora), al Rev. Padre Nazario Vasciarelli per la Sua partecipazione ed al Dott. Carmine Stallone che non ha voluto mancare come amico e come Presidente dell’Amministrazione Provinciale dove il Cav. Morcaldi era stato Assessore con Delega ai Lavori Pubblici nell’Amministrazione dell’Avv. Annino Gentile.
Ringraziamo tutte le Autorità presenti e tutti i cittadini.
Siamo grati al Direttore del Museo Biografico di Padre Pio, Sig. na Irene Vitulano che ha chiesto ed ottenuto che oggi, giorno del Convegno, che i cittadini di San Giovanni Rotondo, avessero libero ingresso nella visita al Museo ed al Palazzo dove aveva vissuto il Cav. Morcaldi.
Accomuniamo in un unico ringraziamento i Signori Siena, il Relatore ed il Moderatore, per la loro disponibilità e per la loro fraterna collaborazione.
Un vivo ringraziamento infine vada all’amico Stefano De Bonis che, Delegato dalla Famiglia Morcaldi, ha collaborato fattivamente per i contatti necessari e indispensabili per la realizzazione del libro.
Ringrazio tutti. Viva San Pio da Pietrelcina, Viva San Giovani Rotondo e, permettetemi che lo dica, Viva Francesco Morcaldi.
Da Palazzo di Città il 26 ottobre 2004
Le manifestazioni commemorative sul cav. Francesco Morcaldi sono continuate. Il 19 marzo 2005 a S. Giovanni Rotondo c’è stato un incontro di calcio tra la NAZIONALE ITALIANA SINDACI (N.I.S.) e V.I.P. ITALIA. Sull’argomento visita il sito web http://www.memorialmorcaldi.com