Nel mese di ottobre 1917 gli Stati Uniti inviarono due gruppi di avieri presso la scuola di addestramento dell’aeronautica militare italiana funzionante nell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia. Uno dei due gruppi era comandato dal Cap. Fiorello La Guardia.
Agli inizi del 1918 gli allievi americani frequentanti erano 411. Molti di loro conseguirono a Foggia uno o due brevetti, con diritto a fregiarsi con l’aquila coronata del pilota italiano e con le ali del distintivo americano.
I piloti statunitensi ebbero il battesimo del fuoco in un’azione bellica compiuta con altri gruppi italiani a Falzé di Piave, dove c’era una forte concentrazione di truppe nemiche.
Nel mese di ottobre 1918 Fiorello La Guardia fu richiamato in Patria per formare squadriglie di piloti per i bombardieri Caproni costruiti negli Stati Uniti.
La scuola italiana, quindi, contribuì alla nascita dell’aeronautica militare americana, della quale la stessa Foggia avrebbe saggiato la forza distruttiva.
Infatti, durante il secondo conflitto mondiale, tra il mese di maggio e il mese di agosto 1943 i bombardieri dell’USAAF effettuarono sulla città pugliese, poco distante da San Giovanni Rotondo, ben dodici incursioni, due delle quali furono devastanti.
Il 22 luglio 1943 entrarono in azione i B17 del 97° e del 99° Bomb Group dell’USAAF. In un’altra incursione del 19 agosto furono impiegati settantuno «Liberator» e centosessantadue fortezze volanti, che sganciarono su Foggia 586 tonnellate di bombe.
A fine estate il 75% della città risultava gravemente danneggiata, con ampi quartieri rasi al suolo. Circa ventiduemila furono le vittime civili.
Per un amaro scherzo del destino, alcuni piloti americani avevano imparato la tecnica del volo e del bombardamento proprio nella scuola militare di Foggia. In guerra, purtroppo, i soldati sono chiamati a compiere per intero il loro dovere e devono obbedire sempre, anche quando l’azione può colpire persone alle quali si è legati da antichi sentimenti di amicizia.
Nello stesso anno, in base ad un piano preparato a Washington, si costituì l’UNRRA, [1]United Nations Relief and Rehabilitation Administration (Amministrazione delle nazioni unite per il soccorso e la ricostruzione un’organizzazione finanziata dalle nazioni che non avevano subito l’invasione delle forze dell’Asse. Questo ente aveva lo scopo di dare immediata e concreta assistenza ai paesi particolarmente colpiti dal secondo conflitto mondiale, al fine di favorirne la ricostruzione.
L’UNRRA aveva la sede amministrativa negli Stati Uniti d’America, che conferivano il 75% dei fondi.
L’Italia è tra le nazioni che ebbero maggiori benefici, avendo ricevuto circa 420 milioni di dollari in generi di prima necessità, che il Governo fu autorizzato a rivendere alla popolazione civile per realizzare i vari piani di assistenza nazionali.
Questi fondi e la grande laboriosità degli italiani resero possibile la rapida ripresa economica del Paese, messo in ginocchio dalla guerra.
Foggia fu bombardata principalmente perché era un attivissimo nodo ferroviario. La città aveva poi la sfortuna di essere situata in una zona altamente strategica, perfettamente pianeggiante, ricca di aeroporti utilizzati dalle forze aeree italo-tedesche.
La sua distruzione fu anche frutto della strategia elaborata e proposta dal comandante inglese dei bombardieri della RAF Arthur Travers Harris, accettata dagli alleati, che prevedeva il bombardamento spietato e indiscriminato di obbiettivi civili al fine di “concentrare le operazioni sul morale della popolazione” e accelerare la fine del conflitto.
L’arrivo degli alleati in Capitanata determinò nella zona la più alta concentrazione di aerei nella storia della seconda guerra mondiale. Dai suoi aeroporti decollarono i grossi bombardieri anglo-americani che sferrarono attacchi senza precedenti agli obiettivi militari e alle città dell’Europa centrale ed orientale.
L‘ONE WORD GROUP A SAN GIOVANNI ROTONDO
Alla fine di agosto 1948 Edward Corsi, Commissario Industriale del Governatore Dewey’s preannunciò l’arrivo a Roma di una delegazione statunitense. Ma la sua tappa principale era San Giovanni Rotondo, per partecipare alla cerimonia di intitolazione dell’ospedale in costruzione alla memoria di Fiorello La Guardia.
Il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi ricevette l’One Word group nel suo ufficio, per esprimere l’apprezzamento del governo e per offrire offrire la sua cooperazione.
La popolazione della Capitanata, ancora frastornata dalle luttuose vicende belliche e dalle ripetute scosse di terremoto del mese di marzo, poteva vivere finalmente una giornata ricca di solidarietà umana e di speranza per il futuro.
La rappresentanza americana capeggiata da Edward Corsi atterrò con un aeroplano Fiat G 12 nell’aeroporto «Amendola» di Foggia la mattina del 2 settembre 1948.
Il velivolo assunse le sembianze di una grossa colomba che si posava in terra di Capitanata con un messaggio di pace nel becco.
Una persona puntò l’indice verso l’aereo ed esclamò: «Ecco l’americano buono che viene dal cielo!».
Gli ospiti furono ricevuti dalle massime autorità provinciali, tra cui il Prefetto, il sindaco, il questore, i deputati provinciali, i deputati della Repubblica De Caro, De Meo, Petrilli, Giuntoli, i senatori Lanzetta e il sangiovannese Tamburano, il generale dell’Aeronautica Scarlatti e il colonnello Giordano, nonché dai rappresentanti di molte associazioni civili.
Gli americani erano impazienti di partire per San Giovanni Rotondo, per conoscere Padre Pio e i primi frutti della Provvidenza e della generosità americana. I duecentocinquanta milioni dell’UNRRA , infatti, avevano fatto riprendere i lavori dell’ospedale e l’edificio cominciava a mostraere le sue forme.
Mentre gli americani attraversavano in automobile l’abitato di San Giovanni Rotondo, contadini e braccianti gremivano ambo i lati della strada ed esultavano festanti.
La strada, addobbata a festa, era attraversata da striscioni riportanti le scritte a caratteri cubitali «Welcome», «Viva l’America», «Viva La Guardia». [2]Cfr. Biblioteca Padre Pio San Giovanni Rotondo – La Gazzetta del Mezzogiorno – anno XLI – numero 207 – Inaugurato a San Giovanni Rotondo l’ospedale “Fiorello La … Continue reading
Gli americani non potevano capire quanto quella riconoscenza della popolazione fosse giustificata! I soldi dell’UNRRA, affidati al buon cuore di Padre Pio, avevano contribuito ad allontanare da San Giovanni Rotondo lo spettro della fame ed il pericolo di gravi disordini, simili a quelli scoppiati nel 1860 e nel 1920.
Nel 1946, con il rientro dei soldati dal fronte, la situazione in paese si era aggravata moltissimo a causa dell’enorme aumento dei disoccupati. La scarsezza di viveri aveva fatto impennare i prezzi. Pane e farina erano diventati generi reperibili soltanto al mercato nero, esercitato da manipolatori senza coscienza. C’erano state anche dimostrazioni di protesta davanti alla sede del Comune e alla Caserma dei Carabinieri.
Padre Pio aveva pregato l’americana Mary Adelaide Pyle di accompagnare il Presidente dell’Associazione degli ex Combattenti presso il Comando americano del campo d’aviazione di Amendola, per ottenere l’ingaggio di molti operai di San Giovanni Rotondo. Ma i lavori da eseguire nell’aeroporto erano stati pressoché ultimati e la sua missione era fallita.
I morsi della fame avevano fatto esplodere una sommossa popolare gravissima, che l’esigua forza pubblica non riuscì a sedare. Erano state bloccate le vie di accesso al paese e assaltate le case di coloro che notoriamente esercitavano il mercato nero.
Dopo alcuni mesi la crisi poté rientrare, grazie alla decisione di Padre Pio di anticipare l’apertura del cantiere per la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza. Furono assunti temporaneamente un centinaia di padri di famiglia, i cui salari avrebbero ben presto prosciugato la cassa con gravi conseguenze per l’ordine pubblico. Poi, fortunatamente, arrivarono i fondi dell’UNRRA.
Il cav. Francesco Morcaldi, conosciuto anche come “il sindaco di Padre Pio”, una trentina di anni dopo annotò:
«Dal 1947 il problema sociale di San Giovanni Rotondo, che costituiva una delle più pesanti situazioni della provincia di Foggia, e che aveva dato luogo a gravi sommosse popolari con conseguenze spesso cruente venne affrontato e risolto in pieno dalle iniziative di carità e di fraternità cristiana esercitate dall’umile padre cappuccino, per la cui opera la montagna più dimenticata e depressa del Gargano si trasformò in un’oasi di opere meravigliose a gloria di Dio e a sollievo della sofferenza umana». [3]Cfr. Testimonianza dattiloscritta, parte II , pagg 5, 6 e 7 – Relazione del 14 aprile 1971 del Cav. Francesco Morcaldi di San Giovanni Rotondo.
Circondati da quel clima pregno di gratitudine e di speranza per il futuro, gli ospiti americani giunsero al convento.
La porta si aprì. Il frate stigmatizzato uscì e andò loro incontro. La folla entrò in fibrillazione.
Tutti avevano gli occhi velati dalla commozione, gridavano ed applaudivano don Peppino Orlando, il dott. Guglielmo Sanguinetti, il Marchese Bernardo Patrizi e soprattutto gli americani, la cui presenza aveva indotto il frate ad uscire dal convento, come solo raramente accadeva. Finalmente la popolazione poteva stringersi intorno all’artefice del suo avvenire!
Il frate rimase bloccato. Per fargli percorrere le poche decine di metri che lo dividevano dal fabbricato in costruzione, si dovette utilizzare un’automobile protetta da un cordone di carabinieri.
Le fondamenta dell’ospedale poggiavano su un solido basamento di roccia calcarea che si affacciava sulla strada.
Un nutrito comitato di accoglienza comprendente i funzionari di governo, l’arcivescovo, i sacerdoti delle chiese del paese e molti frati, attendeva nello spiazzo antistante l’ospedale.
Gli ospiti furono sommersi dalla gente, dalla polvere, dal rumore e dalle attenzioni amichevoli. Erano diventati il principale punto d’interesse. Agli occhi degli americani, invece, il vero «eroe» del pomeriggio fu Padre Pio, la cui fama si era sparsa ormai oltre i confini d’Italia, che si era messo in testa di costruire un ospedale su una montagna così inospitale, partendo da una misera monetina d’oro.
Protetto da un ombrello, il Padre acconsentì a farsi ritrarre con i membri della delegazione dai fotografi della stampa, che abitualmente lo infastidivano.
Le contadine si spingevano e si accalcavano l’una sull’altra nel tentativo di raggiungerlo, di inginocchiarsi, di baciargli le mani, di ricevere la sua benedizione.
I membri della delegazione erano trattati con affetto e semplicità.
Faceva parte del gruppo la famosa giornalista Freda Kirchwey, la quale descrisse sul giornale americanoThe Nation gli avvenimenti della giornata.
Un membro del comitato d’accoglienza la tirò per un braccio e riuscì a farla incontrare con Padre Pio, aprendole un varco tra la folla.
Poi un uomo la fece sedere sotto il pronao della nascente clinica. Ragazze del luogo servirono un rinfresco.
Mentre riempivano di cibo il piatto della giornmalista, l’accompagnatore in perfetto inglese le raccontò a di aver lasciato la città di Firenze, la sua casa, la sua famiglia ed una carriera stabile come ingegnere, per vivere in una casetta a San Giovanni Rotondo, come discepolo del frate santo. Poi le presentò sua sorella, una ragazza graziosa che trasportava un vassoio di caffé.
«E’ venuta a trovarmi – le confidò l’uomo – mentre era convalescente da una malattia. La vera ragione della sua venuta qui era di convincermi a tornare a casa. La mia famiglia non è religiosa e non può capire i motivi della mia scelta di vivere qui. Ma come vedete il loro piano non è riuscito: io sono rimasto qui e mia sorella con me! Anche lei ha imparato che cosa vuol dire restare accanto a Padre Pio».
La cerimonia proseguì con la benedizione della prima copertura del fabbricato, essendo stato realizzato il solaio tra il piano terra e il primo piano. Poi venne il momento tanto atteso: un drappo venne giù dal muro e apparve una lapide che intitolava il fabbricato a Fiorello La Guardia, per premiare la generosità degli Stati Uniti d’America.
La fanfara intonò l’inno americano, mentre bandiere a stelle e strisce e il tricolore italiano sventolavano tra le mani degli operai.
Durante la cerimonia Edward Corsi si espresse in un “ottimo italiano di New York”. Insieme all’incaricato d’affari statunitense Homer M. Byngton, auspicò con calore e sincerità la rinascita del popolo italiano, forte di un patrimonio millenario di civiltà, ma messo in ginocchio dalla guerra. [4]The Nation, 20 novembre 1948, Jurney Among Creeds, III Rome and Foggia, di Freda Kirchwey.
Il vicesindaco di San Giovanni Rotondo, il dr. Sanguinetti, il Marchese Patrizi, don Peppino Orlando, l’on. Petrilli nei loro discorsi ringraziarono gli americani, mettendo in evidenza l’importanza di quell’ospedale.
Seguirono i ringraziamenti del Governo Italiano, affidati alle parole dell’Alto Commissario per l’Igiene e la Sanità.
Infine, la benedizione del Vescovo di Manfredonia scese su umili e potenti, poveri e ricchi, grandi e piccoli, accomunati tutti in un unico abbraccio. [5]Cfr. Biblioteca Padre Pio San Giovanni Rotondo – La Gazzetta del Mezzogiorno – anno XLI – numero 207 – Inaugurato a San Giovanni Rotondo l’ospedale “Fiorello La … Continue reading
Finiva così una giornata settembrina, caratterizzata dalla solidarietà umana e dalla voglia di dire “Grazie” ad un’America dal cuore d’oro.
Le autorità risalirono soddisfatte sulle automobili e ripartirono per Foggia, per altre cerimonie, discorsi e panini “eccellenti ed enormi”.
La delegazione tardò a raggiungere l’aeroporto e il pilota dell’aereo si rifiutò di ricondurla a Roma. Essendo ormai sera e conoscendo i limiti del suo velivolo, egli preferì sorvolare gli Appennini alle prime luci del giorno seguente.
Gli americani trovarono Roma invasa dai giovani. Duecentomila ragazze dell’azione cattolica, giunte da ogni parte d’Italia, marciavano in corteo e affollavano i marciapiedi. Poi, accompagnate dalle suore, sciamarono nelle chiese per partecipare ai vari incontri.
Le cerimonie erano state preparate dal governo; si poteva osservare dappertutto lo sventolio di berretti rosso-mattone.
Scomparse le ragazze, un esercito di ragazzi ancora più grande, qualcosa come 300.000 giovani, si riversò nelle strade. La chiesa ed il governo stavano mostrando la loro unione politica nel modo più convincente, con gli eserciti della gioventù cattolica in marcia. [6]The Nation, 20 novembre 1948, Jurney Among Creeds, III Rome and Foggia, di Freda Kirchwey.
A San Giovanni Rotondo intanto si era aperta un’altra oasi di carità, con nuove, più ricche e ancora più qualificate opportunità di lavoro.
Con i fondi UNRRA circa quattrocento disoccupati poterono guadagnarsi il pane come operai nella costruzione dell’ospedale, con un salario corrispondente alla paga sindacale e con l’assicurazione contro le malattie e gli infortuni, cosa rara per quei tempi nel meridione d’Italia. Non era che l’inizio. I lavori proseguirono alacremente. Le difficoltà economiche si riaffacciavano di tanto in tanto, ma non facevano più paura. Ormai i fior di milioni americani avevano dato fortissimo impulso a tutto l’apparato mobilitatosi a favore dell’ospedale. Le iniziative di beneficenza, infatti, si moltiplicarono.
continua nella pagina successiva → ← pagina precedente
Note
↑1 | United Nations Relief and Rehabilitation Administration (Amministrazione delle nazioni unite per il soccorso e la ricostruzione |
---|---|
↑2, ↑5 | Cfr. Biblioteca Padre Pio San Giovanni Rotondo – La Gazzetta del Mezzogiorno – anno XLI – numero 207 – Inaugurato a San Giovanni Rotondo l’ospedale “Fiorello La Guardia”. |
↑3 | Cfr. Testimonianza dattiloscritta, parte II , pagg 5, 6 e 7 – Relazione del 14 aprile 1971 del Cav. Francesco Morcaldi di San Giovanni Rotondo. |
↑4, ↑6 | The Nation, 20 novembre 1948, Jurney Among Creeds, III Rome and Foggia, di Freda Kirchwey. |