Durante la prima guerra mondiale le forze dell’aviazione e della marina austriaca, che aveva una delle sue basi a Cattaro, bombardarono ripetutamente le coste pugliesi, privilegiando come obiettivi i porti e le stazioni ferroviarie. Per contrastare questi attacchi a San Nicola Imbuti, frazione di Cagnano Varano, venne costruito l’idroscalo “Ivo Monti”. Detto luogo fu scelto per l’ottima posizione strategica, baricentrica rispetto ad Ancona e Brindisi e protetta a sud e a ovest da due monti.
All’alba del 24 maggio 1915 Manfredonia fu bersagliata da bombardamenti da parte delle navi austriache. Nello stesso giorno fu colpita anche Barletta. Anche l’aviazione fece la sua parte. In particolare, nella notte tra il 31 maggio ed il 1° giugno 1915 un idrovolante e tre aerei austriaci raggiunsero il porto di Brindisi. Uno di essi bombardò i serbatoi della nafta mentre gli altri, ostacolati dalle nubi, si allontanarono verso altri obiettivi. Bombe piovvero dal cielo anche su Mola, Bari e Trani.
Naturalmente queste notizie arrivavano anche a San Giovanni Rotondo ma le autorità del paese non presero alcuna iniziativa cautelativa. Anzi… “Il Rinnovamento” del 16 giugno 1915, riporta un articolo intitolato “Un aeroplano in vista…!” con cui il corrispondente “Mario”, tra il serio e il faceto, raccontò un simpatico episodio realmente accaduto a San Giovanni Rotondo nei giorni successivi a quelli dei bombardamenti sopra ricordati.
La vigilia della festa dello Statuto 1915, che si celebrava la prima domenica del mese di giugno, a San Giovanni Rotondo c’era un clima festaiolo. Verso le ore 21 alcune persone avvistarono nelle vicinanze del paese un aeroplano che volava nel buio. Essendosi subito allontanato, esse, per non destare allarme nella popolazione, informarono del fatto solo alcune autorità locali, rappresentando loro l’inopportunità di solennizzare la festa con un’illuminazione a petrolio triplicata poiché, in caso di necessità, sarebbe stato difficile spegnerla in breve tempo.
Quattro giorni dopo, verso sera, la “nave aerea” apparve nuovamente nei cieli sangiovannesi scatenando il parapiglia e il panico tra le donnicciole. I fanalisti, afferrate subito le scale, ingaggiarono una lotta contro il tempo e in un’ora di affannoso lavoro riuscirono a ridurre al buio l’intero abitato. Intanto l’aeroplano era stato visto precipitare nelle terre vicine e nella cittadinanza ritornò la calma.
La guardia comunale Miscio, che non per nulla portava il nomignolo di “Cavour”, fiutò puzza di imbroglio e si allontanò in direzione del luogo in cui l’aeroplano era precipitato. Arrivato sul posto, fu accolto dalle risate di due giovinastri del paese, così ebbe la conferma che si trattava di uno stupido scherzo. L’aeroplano altro non era che una grossa cometa munita di un “fanale alla veneziana”, attaccata ad una corda lunghissima che le permettava di raggiungere altezze ragguardevoli.
“Con un poco di buona volontà e con la mente esaltata – commentò Mario – la cometa poteva ben divenire, agli occhi delle donne… anche degli uomini, un vero e proprio aeroplano.
I giovinastri finirono in guardina e fu bene perché la folla accorsa chi sa quali bombe di pugni avrebbe scaraventato sulla pelle degli autori del cattivo scherzo”.
Mario da una parte si rallegrò che tutto si fosse risolto in burla e non in un fatto reale, che avrebbe fatto apparire i fanalisti come alleati degli aeronauti austriaci; dall’altra, diventato serio, osservò che, triplicando nella vigilia l’illuminazione della casa comunale, i suoi amministratori l’avevano resa facile bersaglio delle bombe austriache. Al contrario il sindaco, malgrado gli inviti alla prudenza, anziché fare offuscare di nerofumo i vetri dei fanali esistenti, quasi per ripicca il giorno dello Statuto aveva fatto addirittura quadruplicare le luci. Mario biasimò questo comportamento, che metteva a rischio la vita dei cittadini:
“È commendevole questo? Comprende o non il Sindaco che gli aeroplani austriaci possono regalare qualche visita e qualche bomba anche e specie a S. Giovanni che sta alle spalle del monte più alto del Gargano, punto cardinale per gli aeronauti, che è sulla linea retta che da Cattaro va alla più importante stazione di Foggia, e che è sulla linea orizzontale della stazione radiotelegrafica di Monte Saraceno? In tutte le città, in tutti i paesi si è provveduto e da tempo, alla preparazione contro le incursioni aeree nemiche, alla preparazione civile in genere. Che cosa si è fatta qui per l’una e, soprattutto per l’altra cosa?, che cosa si pensa di fare?
A quanto consta, poco più di nulla.”
Intanto un giovane era appena caduto gloriosamente sul campo di battaglia e quale conforto era stato portato alla sua famiglia? Niente, oltre alla notizia della sua morte.
Da un’Amministrazione pubblica la cittadinanza aveva il diritto di aspettarsi qualche cosa di più.[1]
[1] Cfr.“Un aeroplano in vista…!” in IL RINNOVAMENTO, politico quotidiano della Capitanata, Foggia 16 giugno 1915, pag. 3