Testo della poesia “Mare di Puglia” di Giulio Giovanni Siena
Mare di Puglia è una poesia composta nel 1998. La guerra del regime di Milosevic nel Kosovo è già sfociata nei massacri di Drenica. L’esodo forzato e la pulizia etnica sistematica portano ad un bilancio drammatico: 400.000 le persone sfollate, cioè il 20% della popolazione residente del Kosovo; migliaia di persone uccise; più di 250 villaggi albanesi distrutti, bombardati ed incendiati. L’occidente si dispiace, ma resta a guardare e ripete gli errori compiuti nella guerra di Bosnia. Si limita ad inviare inutili commissari e a lanciare ammonimenti. Coinvolge anche la Russia, ben sapendo che – com’era già avvenuto in Bosnia – il suo ostruzionismo sarebbe stato scontato. Intanto i profughi albanesi del Kosovo, schiacciati dalla violenza, abbandonano la loro terra e si riversano nei paesi europei. Nel mese di luglio le organizzazioni umanitarie albanesi parlano di 200.000 profughi. Moltissimi transitano in Italia attraverso l’Adriatico meridionale e approdano sulle spiagge e sulle scogliere di Puglia, mettendo a dura prova le capacità ricettive della Regione. La popolazione pugliese li accoglie con amore e fa il possibile per alleviare le loro sofferenze. Per questo comportamento encomiabile c’è chi propone la Puglia come candidata al premio Nobel per la pace.
Mare di Puglia
Mentre corri, disperato, su e giù per le chine, un sol pensiero ti muove: salvare dall’ira funesta quell’esserino inerme che stringi al petto. Ed eccolo, infine, dopo infiniti affanni, materna visione, il mare, baciare la tua martoriata terra, mentre tutt’intorno alitano odio e disperazione. Ma il tuo sguardo si spinge lontano, e si perde in terra straniera, dove il seme della pace non germoglia invano. Vieni, dunque! Traghetta le tue angosce su quest’altra sponda, e falle morire qui, sull’uscio del mondo, negli ovattati silenzi delle cale luminose, o tra il rotolìo lieve di ciottoli melodiosi. Lasciati cullare dal mio mare: la spuma dell’onda qui non è lorda di sangue. Nel mare di Puglia, è ancora tempo di pace. . Giulio Giovanni Siena