Le mura dirute della chiesa e poche altre tracce segnano oggi il sito dell’antichissimo Casale di Sant’Egidio, che dominava il lago di Pantano, ora prosciugato, a circa tre chilometri da San Giovanni Rotondo.
Nell’anno 1086 il casale fu donato dal Conte Enrico di Monte Sant’Angelo ai benedettini della casa di Cava dei Tirreni e con essi raggiunse il massimo splendore.
Nel mese di febbraio 1221 Federico II di Svevia firmò a Salerno un decreto col quale confermava all’abate del Monastero SS. Trinità di Cava dei Tirreni il possesso di 55 casali, tra i quali si annoverava Sant’Egidio del Prato di Pantano. Nel 1270 tutti gli abitanti abbandonarono il casale e confluirono nel vicinissimo Sancti Ioannis Rotundi.
Negli anni 1676-1677 il cardinale Vincenzo Maria Orsini , futuro papa Benedetto XIII, effettuò delle visite pastorali e rilevò che la popolazione sangiovannese praticava usi e costumi superstiziosi, tra cui quello delle donne zitelle che il martedì in Albis, dopo aver raggiunto a piedi nudi la chiesa di Sant’Egidio, si calzavano dietro l’altare in segno propiziatorio per il matrimonio. Il cardinale ordinò la cessazione di questa pratica superstiziosa.
Per aprofondimenti: Il Casale di Sant’Egidio del prato garganico